Volume 6

Edizione Giuntina
    calunniarlo, e volse che sempre, per valenti e reputati che fussino
    gli artefici, andassino a trovarlo a casa; e gli ebbe tanto rispetto e
    reverenza, che non si ardiva Sua Santità, per non gli dare fasti-
    dio, a richiederlo di molte cose che Michelagnolo, ancorché fussi vec-
5   chio, poteva fare.
    Aveva Michegnolo fino nel tempo di Paulo Terzo, per suo ordine,
    dato principio a far rifondare il ponte Santa Maria di Roma, il quale
    per il corso dell'acqua continuo e per l'antichità sua era indebolito
    e rovinava. Fu ordinato da Michelagnolo per via di casse il rifondare
10   e fare diligenti ripari alle pile, e digià ne aveva condotto a fine una
    gran parte e fatto spese grosse in legnami e trevertini a benefizio
    di quella opera; e venendosi nel tempo di Giulio Terzo, in congrega-
    zione coi cherici di Camera, in pratica di dargli fine, fu proposto
    fra loro da Nanni di Baccio Bigio architetto che con poco tempo e
15   somma di danari si sarebbe finito, allogando in cottimo a lui; e con
    certo modo allegavano, sotto spezie di bene, per isgravar Michela-
    gnolo, perché era vecchio e che non se ne curava, e, stando così la
    cosa, non se ne verrebbe mai a fine. Il Papa, che voleva poche brighe,
    non pensando a quel che poteva nascere, diede autorità a' cherici di
20   Camera che, come cosa loro, n'avessino cura; i quali lo dettono poi,
    senza che Michelagnolo ne sapessi altro, con tutte quelle materie,
    con patto libero a Nanni; il quale non attese a quelle fortificazioni,
    come era necessario a rifondarlo, ma lo scaricò di peso per vedere
    gran numero di trevertini, di che era rifiancato e solicato anticamente
25   il ponte, che venivano a gravarlo e facevanlo più forte e sicuro e
    più gagliardo, mettendovi in quel cambio materia di ghiaie et altri
    getti, che non si vedeva alcun difetto di drento; e di fuori vi fece
    sponde et altre cose, che a vederlo pareva rinovato tutto, ma inde-
    bolito totalmente e tutto assottigliato. Seguì da poi cinque anni dopo
30   che, venendo la piena del diluvio l'anno 1555, egli rovinò di maniera
    che fece conoscere il poco giudizio de' cherici di Camera e 'l danno
    che ricevé Roma per partirsi dal consiglio di Michelagnolo, il quale
    predisse questa sua rovina molte volte a' suoi amici et a me, che mi
    ricordo, passandovi insieme a cavallo, che mi diceva: «Giorgio, que-
35   sto ponte ci triema sotto; sollecitiamo il cavalcare, che non rovini
    in mentre ci siàn su».
    Ma tornando al ragionamento di sopra, finito che fu l'opera di
    Montorio, e con molta mia satisfazione, io tornai a Fiorenza per ser-
    vizio del duca Cosimo, che fu l'anno 1554. Dolse a Michelagnolo la
40   partita del Vasari e parimente a Giorgio, avengaché ogni giorno que'
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