Volume 6

Edizione Giuntina
    furiate per infinito tempo alla morte. E per abreviare, io son tutto, co-
    me son, vostro Michelagnolo Buonaruoti in Roma.
    Mentre che queste cose si travagliavano e che la nazione cercava
    di far danari, nacquero certe difficultà: per che non conclusero niente
5   e così la cosa si raffreddò. Intanto, avendo già fatto il Vasari e l'Am-
    mannato cavare a Carrara tutti i marmi, se ne mandò a Roma gran
    parte, e così l'Ammannato con essi, scrivendo per lui il Vasari al
    Buonaruoto che facessi intendere al Papa dove voleva questa sepol-
    tura, e che, avendo l'ordine, facessi fondare. Sùbito che Michelagnolo
10   ebbe la lettera, parlò al nostro Signore e scrisse al Vasari questa re-
    soluzione di man sua:
    Messer Giorgio mio caro. Sùbito che Bartolomeo fu giunto qua, andai
    a parlare al Papa, e visto che voleva fare rifondare a Montorio per le
    sepolture, provveddi d'un muratore di San Piero. Il Tantecose lo seppe,
15   e volsevi mandare uno a suo modo; io, per non combattere con chi dà
    le mosse a' venti, mi son tirato adreto, perché, essendo uomo leggieri,
    non vorrei essere traportato in qualche macchia. Basta, che nella chiesa
    de' Fiorentini non mi pare s'abbia più a pensare. Tornate presto e state
    sano. Altro non mi accade. Addì 13 di ottobre 1550.
20   Chiamava Michelagnolo il Tantecose monsignor di Furlì, perché
    voleva fare ogni cosa. Essendo maestro di camera del Papa, prove-
    deva per le medaglie, gioie, camei e figurine di bronzo, pitture, di-
    segni, e voleva che ogni cosa dipendessi da lui. Volentieri fuggiva
    Michelagnolo questo uomo, perché aveva fatto sempre ufizii contrarii
25   al bisogno di Michelagnolo, e perciò dubitava non essere da l'ambi-
    zione di questo uomo traportato in qualche macchia. Basta che la
    nazione fiorentina perse per quella chiesa una bellissima occasione,
    che Dio sa quando la racquisterà già mai, et a me ne dolse
    infinitamente. Non ho voluto mancare di fare questa breve memo-
30   ria, perché si vegga che questo uomo cercò di giovare sempre alla
    nazione sua et agli amici suoi et all'arte.
    Né fu tornato apena il Vasari a Roma che, innanzi che fussi il
    principio dell'anno 1551, la setta Sangallesca aveva ordinato contro
    Michelagnolo un trattato, che il Papa dovessi fare congregazione in
35   San Pietro e ragunare i fabricieri e tutti quegli che avevono la cura,
    per mostrare con false calumnie a Sua Santità che Michelagnolo aveva
    guasto quella fabrica; perché, avendo egli già murato la nicchia del
    Re, dove son le tre cappelle, e condottole con le tre finestre sopra,
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