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assai et acquistato quella cognizione, con la pratica del mondo, che |
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fanno i filosofi con la speculazione e per gli scritti. Talché chi giu- |
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dicioso e nella pittura intendente si trova, vede la terribilità dell'arte, |
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et in quelle figure scorge i pensieri e gli affetti, i quali mai per altro |
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che per lui non furono dipinti. Così vede ancora quivi come si fa il |
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variare delle tante attitudini negli strani e diversi gesti di giovani, |
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vecchi, maschi, femine: nei quali a chi non si mostra il terrore del- |
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l'arte, insieme con quella grazia che egli aveva dalla natura? perché |
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fa scuotere i cuori di tutti quegli che non son saputi, come di quegli |
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che sanno in tal mestiero. Vi sono gli scorti che paiono di rilievo, e, |
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con la unione, la morbidezza e la finezza nelle parti delle dolcezze |
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da lui dipinte mostrano veramente come hanno da essere le pitture |
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fatte da' buoni e veri pittori; e vedesi nei contorni delle cose, girate |
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da lui per una via che da altri che da lui non potrebbono essere fat- |
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te, il vero giudizio e la vera dannazione e ressurressione. E questo |
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nell'arte nostra è quello essempio e quella gran pittura mandata da |
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Dio agli uomini in terra, acciò che veggano come il Fato fa quando |
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gli intelletti dal supremo grado in terra descendono et hanno in essi |
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infusa la grazia e la divinità del sapere. Questa opera mena prigioni |
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legati quegli che di sapere l'arte si persuadono; e nel vedere i segni |