Volume 6

Edizione Giuntina
    e persona scrupolosa, che era in Cappella col Papa, dimandato quel
    che gliene paressi, disse essere cosa disonestissima in un luogo tanto
    onorato avervi fatto tanti ignudi che sì disonestamente mostrano le
    lor vergogne, e che non era opera da cappella di Papa, ma da stufe
5   e d'osterie; dispiacendo questo a Michelagnolo e volendosi vendi-
    care, sùbito che fu partito, lo ritrasse di naturale, senza averlo altri-
    menti innanzi, nello inferno nella figura di Minòs, con una gran ser-
    pe avvolta alle gambe, fra un monte di diavoli. Né bastò il racco-
    mandarsi di messer Biagi al Papa et a Michelagnolo che lo levassi,
10   che pure ve lo lassò per quella memoria, dove ancor si vede.
    Avenne in questo tempo che egli cascò di non poco alto dal ta-
    volato di questa opera, e fattosi male a una gamba, per lo dolore e
    per la còllora da nessuno volse esser medicato. Per il che, trovandosi
    allora vivo maestro Baccio Rontini fiorentino, amico suo e medico
15   capriccioso e di quella virtù molto affezionato, venendogli compassio-
    ne di lui gli andò un giorno a pic[c]hiare a casa; e non gli essendo
    risposto da' vicini né da lui, per alcune vie segrete cercò tanto di
    salire, che a Michelagnolo di stanza in stanza pervenne, il quale era
    disperato. Laonde maestro Baccio, finché egli guarito non fu, non lo
20   volle abandonare già mai né spic[c]arsegli d'intorno. Egli, di questo
    male guarito e ritornato all'opera, et in quella di continuo lavorando,
    in pochi mesi a ultima fine la ridusse, dando tanta forza alle pitture
    di tal opera, che ha verificato il detto di Dante: «morti li morti, i
- pagina 70 -

Edizione Torrentiniana
    per li tanti ignudi, onde, volendosi vendicare, Michele Agnolo lo ritras-
25   se di naturale, nell'inferno, nella figura di Minòs fra un monte di
    diavoli.
    Avvenne in questo tempo ch'egli cascò di non molto alto dal tavolato
    di questa opera, e fattosi male a una gamba, per lo dolore e per la collera
    da nessuno non volse essere medicato. Per il che, trovandosi allora vivo
30   maestro Baccio Rontini fiorentino, amico suo e medico capriccioso e di
    quella virtù molto affezzionato, venendogli compassione di lui gli andò
    un giorno a picchiare a casa; e non gli essendo ri[s]posto da' vicini né da
    lui, per alcune vie secrete cercò tanto di salire, che a Michele Agnolo di
    stanza in stanza pervenne, il quale era disperato. Laonde maestro Baccio,
35   finché egli guarito non fu, non lo volle abbandonare già mai né spiccar-
    segli d'intorno. Egli, di questo male guarito e ritornato all'opera, e in
    quella di continuo lavorando, in pochi mesi a ultima fine la ridusse, dando
    tanta forza alle pitture di tal opera, che ha verificato il detto di Dante:
- pagina 70 -
pagina precedentepagina successiva