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dell'Aurora, femina ignuda e da fare uscire il maninconico dell'animo |
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e smarire lo stile alla scultura ? Nella quale attitudine si cono- |
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sce il suo sollecito levarsi sonac[c]hiosa, svilupparsi dalle piume, |
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perché pare che nel destarsi ella abbia trovato serrato gli occhi a quel |
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gran Duca; onde si storce con amaritudine, dolendosi nella sua con- |
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tinovata bellezza in segno del gran dolore. E che potrò io dire della |
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Notte, statua non rara ma unica ? Chi è quello che abbia per alcun |
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secolo in tale arte veduto mai statue antiche o moderne così fatte? |
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conoscendosi non solo la quiete di chi dorme, ma il dolore e la ma- |
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linconia di chi perde cosa onorata e grande. Credasi pure che questa |
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sia quella Notte la quale oscuri tutti coloro che per alcun tempo |
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nella scultura e nel disegno pensavano, non dico di passarlo, ma di |
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paragonarlo già mai. Nella qual figura quella sonnolenza si scorge |
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che nelle imagini adormentate si vede. Per che da persone dottissi- |
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me furono in lode sua fatti molti versi latini e rime volgari, come que- |
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sti, de' quali non si sa l'autore: |
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La Notte, che tu vedi in sì dolci atti |
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Dormir, fu da uno Angelo scolpita |
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In questo sasso: e, perché dorme, ha vita. |
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Destala, se nol credi, e parleratti. |