Volume 6

Edizione Giuntina
    del più alto monte, chiamato l'Altissimo, erano marmi della mede-
    sima bontà e bellezza che quelli di Carrara: e già lo sapeva Miche-
    lagnolo, ma pareva che non ci volesse attendere, per essere amico
    del marchese Alberigo signore di Carrara, e per fargli beneficio vo-
5   lessi più tosto cavare de' carraresi che di quegli di Seravezza, o fusse
    che egli la giudicasse cosa lunga e da perdervi molto tempo, come
    intervenne; ma pure fu forzato andare a Seravezza, se bene allegava
    in contrario che ciò fussi di più disagio e spesa, come era, massima-
    mente nel suo principio, e di più che non era forse così. Ma in ef-
10   fetto non volse udirne parola; però convenne fare una strada di pa-
    recchi miglia per le montagne, e per forza di mazze e picconi rom-
    pere massi per ispianare, e con palafitta ne' luoghi paludosi: ove spe-
    se molti anni Michelagnolo per esseguire la volontà del Papa, e vi
    si cavò finalmente cinque colonne di giusta grandezza, che una n'è
15   sopra la piazza di San Lorenzo in Fiorenza, l'altre sono alla marina.
    E per questa cagione il marchese Alberigo, che si vedde guasto l'avia-
    mento, diventò poi gran nemico di Michelagnolo senza sua colpa.
    Cavò oltre a queste colonne molti marmi, che sono ancora in sulle
    cave stati più di trenta anni. Ma oggi il duca Cosimo ha dato ordine
20   di finire la strada, che ci è ancora dua miglia a farsi, molto malage-
    vole, per condurre questi marmi, e di più da un'altra cava eccellente
    per marmi che allora fu scoperta da Michelagnolo, per poter finire
    molte belle imprese; e nel medesimo luogo di Seravezza ha scoperto
    una montagna di mischii durissimi e molti begli sotto Stazema, vil-
25   la in quelle montagne, dove ha fatto fare il medesimo duca Cosimo
    una strada siliciata di più di quattro miglia per condurli alla marina.
    E tornando a Michelagnolo, che se ne tornò a Fiorenza, perden-
    do molto tempo ora in questa cosa et ora in quell'altra, et allora fece
    per il palazzo de' Medici un modello delle finestre inginocchiate a
30   quelle stanze che sono sul canto dove Giovanni da Udine lavorò
    quella camera di stucco e dipinse, che è cosa lodatissima; e fecevi
    fare, ma con suo ordine, dal Piloto orefice quelle gelosie di rame stra-
    forato, che son certo cosa mirabile.
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Edizione Torrentiniana
    Fece Michele Agnolo ancora per il palazzo de' Medici [un] modello
35   de le finestre inginocchiate a quelle stanze che sono sul canto dove Gio-
    vanni da Udine lavorò quella camera di stucco e dipinse, ch'è cosa loda-
    tissima; e fecevi fare, ma con suo ordine, dal Piloto orefice quelle gelosie
    di rame straforate, che son certo cosa mirabile.
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