Volume 6

Edizione Giuntina
    il che, quanto mi riuscisse, lascerò ad altri farne giudizio. Dirò bene
    che io vi misi quanto potei e seppi di studio, fatica e diligenza.
    Intanto, disiderando il signor duca Cosimo che il libro delle Vite,
    già condotto quasi al fine con quella maggior diligenza che a me era
5   stato possibile e con l'aiuto d'alcuni miei amici, si desse fuori et alle
    stampe, lo diedi a Lorenzo Torrentino, impressor ducale, e così fu
    cominiciato a stamparsi. Ma non erano anche finite le Teoriche, quan-
    do, essendo morto papa Paulo Terzo, cominciai a dubitare d'avermi a
    partire di Fiorenza prima che detto libro fusse finito di stampare.
10   Perciò che andando io fuor di Fiorenza ad incontrare il cardinal di
    Monte, che passava per andare al Conclavi, non gli ebbi sì tosto
    fatto riverenza e alquanto ragionato, che mi disse: «Io vo a Roma, et
    al sicuro sarò Papa. Spedisciti, se hai che fare, e sùbito, avuto la nuo-
    va, vientene a Roma sanza aspettare altri avvisi o d'essere chiamato».
15   Né fu vano cotal pronostico, però che essendo quel Carnovale in
    Arezzo, e dandosi ordine a certe feste e mascherate, venne nuova che
    il detto cardinale era diventato Giulio Terzo. Per che, montato sù-
    bito a cavallo, venni a Fiorenza, donde, sollecitato dal Duca, andai a
    Roma per esservi alla coronazione di detto nuovo Pontefice et al fare
20   dell'apparato.
    E così giunto in Roma e scavalcato a casa messer Bindo, andai a far
    reverenza e baciare il piè a Sua Santità. Il che fatto, le prime parole che
    mi disse furono il ricordarmi che quello che mi aveva di sé pronosti-
    cato non era stato vano. Poi, dunque, che fu coronato e quietato al-
25   quanto, la prima cosa che volle si facesse si fu sodisfare a un obligo
    che aveva alla memoria di messer Antonio vecchio e primo cardinal
    di Monte, d'una sepoltura da farsi a S. Piero a Montorio. Della
    quale fatti i modelli e disegni, fu condotta di marmo, come in altro
    luogo s'è detto pienamente; et intanto io feci la tavola di quella cap-
30   pella, dove dipinsi la Conversione di S. Paulo; ma per variare da
    quello che avea fatto il Buonarruoto nella Paulina, feci S. Paulo, co-
    me egli scrive, giovane, che già cascato da cavallo è condotto dai sol-
    dati ad Anania, cieco, dal quale per imposizione delle mani riceve il
    lume degl'occhi perduto et è battezzato. Nella quale opera,
35   o per la strettezza del luogo, o altro che ne fusse cagione, non sodi-
    sfeci interamente a me stesso, se bene forse ad altri non dispiacque, et
    in particolare a Michelagnolo.
    Feci similmente a quel Pontefice un'altra tavola per una cappella
    del palazzo; ma questa, per le cagioni dette altra volta, fu poi da me
40   condotta in Arezzo e posta in Pieve all'altar maggiore. Ma quando,
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