Volume 6

Edizione Giuntina
    In questo tempo andando io spesso la sera, finita la giornata, a ve-
    der cenare il detto illustrissimo cardinal Farnese, dove erano sempre a
    trattenerlo con bellissimi et onorati ragionamenti il Molza, Anibal
    Caro, messer Gandolfo, messer Claudio Tolomei, messer Romolo
5   Amasseo, monsignor Giovio, et altri molti letterati e galantuomini,
    de' quali è sempre piena la corte di quel signore, si venne a ragio-
    nare, una sera fra l'altre, del Museo del Giovio e de' ritratti degl'uo-
    mini illustri che in quello ha posti con ordine et inscrizioni bellissi-
    me; e passando d'una cosa in altra, come si fa ragionando, disse mon-
10   signor Giovio avere avuto sempre gran voglia, et averla ancora, d'ag-
    giugnere al Museo et al suo libro degli Elogii un trattato, nel quale si
    ragionasse degl'uomini illustri nell'arte del disegno, stati da Cimabue
    insino a' tempi nostri. Dintorno a che allargandosi, mostrò certo aver
    gran cognizione e giudizio nelle cose delle nostre arti; ma è ben vero
15   che bastandogli fare gran fascio, non la guardava così in sottile, e
    spesso, favellando di detti artefici, o scambiava i nomi, i cognomi, le
    patrie, l'opere, o non dicea le cose come stavano apunto, ma così
    alla grossa. Finito che ebbe il Giovio quel suo discorso, voltatosi a me,
    disse il cardinale: «Che ne dite voi, Giorgio, non sarà questa una bel-
20   l'opera e fatica ?». «Bella, - rispos'io - monsignor illustrissimo, se il
    Giovio sarà aiutato da chi che sia dell'arte a mettere le cose a' luoghi
    loro et a dirle come stanno veramente. Parlo così, perciò che, se bene
    è stato questo suo discorso maraviglioso, ha scambiato e detto molte
    cose una per un'altra». «Potrete dunque, - soggiunse il cardinale,
25   pregato dal Giovio, dal Caro, dal Tolomei e dagl'altri - dargli un
    sunto voi, et una ordinata notizia di tutti i detti artefici, dell'opere loro
    secondo l'ordine de' tempi; e così aranno anco da voi questo bene-
    fizio le vostre arti». La qual cosa, ancorché io conoscessi essere sopra
    le mie forze, promisi, secondo il poter mio, di far ben volentieri. E
30   così messomi giù a ricercare miei ricordi e scritti, fatti intorno a ciò
    infin da giovanetto per un certo mio passatempo e per una affezione
    che io aveva a la memoria de' nostri artefici, ogni notizia de' quali mi
    era carissima, misi insieme tutto che intorno a ciò mi parve a propo-
    sito, e lo portai al Giovio; il quale, poi che molto ebbe lodata quella
35   fatica, mi disse: «Giorgio mio, voglio che prendiate voi questa fatica
    di distendere il tutto in quel modo che ottimamente veggio saprete
    fare, perciò che a me non dà il cuore, non conoscendo le maniere, né
    sapendo molti particolari che potrete sapere voi: sanzaché, quando
    pure io facessi, farei il più più un trattatetto simile a quello di Plinio.
40   Fate quel ch'io vi dico, Vasari, perché veggio che è per riuscirvi bellissimo,
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