Volume 6

Edizione Giuntina
    Farnese, tenuta dalla Fama e dalla Virtù. Nell'altra storia, il medesi-
    mo papa Paulo si vede tutto intento alle fabriche, e particolarmente
    a quella di S. Piero sopra il Vaticano. E però sono innanzi al Papa gi-
    nocchioni la Pittura, la Scultura e l'Architettura, le quali, avendo
5   spiegato un disegno della pianta di esso San Piero, pigliano ordine di
    essequire e condurre al suo fine quell'opera. Èvvi, oltre le dette fi-
    gure, l'Animo, che aprendosi il petto mostra il cuore; la Sollecitudine
    appresso e la Ricchezza; e nella nicchia, la Copia con due Vittorie,
    che tengono l'effigie di Vespasiano. E nel mezzo è la Religione cri-
10   stiana in un'altra nicchia che divide l'una storia dall'altra, e sopra le
    sono due Vittorie che tengono la testa di Numa Pompilio; e l'arme
    che è sopra questa istoria, è del cardinal San Giorgio, che già fabricò
    quel palaz[z]o. Nell'altra storia, che è dirimpetto alle Spedizioni della
    corte, è la Pace universale fatta fra i Cristiani per mezzo di esso papa
15   Paulo Terzo, e massimamente fra Carlo Quinto imperatore e France-
    sco re di Francia, che vi son ritratti. E però vi si vede la Pace abruciar
    l'arme, chiudersi il tempio di Iano, et il Furor incatenato. Delle due
    nicchie grandi, che mettono in mezzo la storia, in una è la Concordia,
    con due Vittorie sopra che tengono la testa di Tito imperadore, e
20   nell'altra è la Carità con molti putti. Sopra la nicchia tengono due
    Vittorie la testa d'Agusto; e nel fine è l'arme di Carlo Quinto, tenu-
    ta dalla Vittoria e dalla Ilarità. E tutta quest'opera è piena d'inscri-
    zioni e motti bellissimi, fatti dal Giovio; et in particolare ve n'ha uno
    che dice quelle pitture essere state tutte condotte in cento giorni. Il
25   che io come giovane feci, come quegli che non pensai se non a servire
    quel signore, che, come ho detto, desiderava averla finita, per un suo
    servizio, in quel tempo. E nel vero, se bene io m'affaticai grandemente
    in far cartoni e studiare quell'opera, io confesso aver fatto errore in
    metterla poi in mano di garzoni per condurla più presto, come mi
30   bisognò fare, perché meglio sarebbe stato aver penato cento mesi et
    averla fatta di mia mano. Perciò che, se bene io non l'avessi fatta in
    quel modo che arei voluto per servizio del cardinale et onor mio, arei
    pure avuto quella satisfazione d'averla condotta di mia mano. Ma
    questo errore fu cagione che io mi risolvei a non far più opere che
35   non fussero da me stesso del tutto finite sopra la bozza di mano de-
    gl'aiuti, fatta con i disegni di mia mano. Si fecero assai pra-
    tichi in quest'opera Bizzera e Roviale spagnuoli, che assai vi lavora-
    rono con esso meco, e Batista Bagnacavallo bolognese, Bastian Flori
    aretino, Giovanpaolo dal Borgo e fra' Salvadore Foschi d'Arezzo, e
40   molti altri miei giovani.
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