Volume 6

Edizione Giuntina
    Per lo medesimo si era dato ordine di far due gran logge, ma
    la cosa non ebbe effetto per questa cagione. Essendo stata alcuna diffe-
    renza fra il veceré e detti monaci, venne il bargello con sua famiglia
    al monasterio per pigliar l'abate et alcuni monaci, che in processione
5   avevano avuto parole, per conto di precedenza, con i monaci Neri.
    Ma i monaci facendo difesa, aiutati da circa 15 giovani che meco di
    stucchi e pitture lavoravano, ferirono alcuni birri; per lo che, biso-
    gnando di notte cansargli, s'andarono chi qua e là.
    E così io, rimaso quasi solo, non solo non potei fare le logge di Poz-
10   zuolo, ma né anco fare 24 quadri di storie del Testamento Vecchio e
    della vita di S. Giovanni Batista; i quali, non mi sadisfacendo di re-
    stare in Napoli più, portai a fornire a Roma, donde gli man-
    dai, e furono messi intorno alle spalliere e sopra gl'armarii di noce,
    fatti con mia disegni et architettura, nella sagrestia di San Giovanni
15   Carbonaro, convento de' frati Eremitani osservanti di Santo Ago-
    stino; ai quali poco innanzi avea dipinta in una cappella fuor della
    chiesa, in tavola, un Cristo crucifisso, con ricco e vario ornamento di
    stucco, a richiesta del Seripando, lor Generale, che fu poi cardinale.
    Parimente, a mezzo le scale di detto convento, feci a fresco San Gio-
20   vanni Evangelista che sta mirando la Nostra Donna vestita di sole,
    con i piedi sopra la luna e coronata di dodici stelle. Nella medesima
    città dipinsi a messer Tommaso Cambi, mercante fiorentino e mio
    amicissimo, nella sala d'una sua casa, in quattro facciate, i Tempi e le
    Stagioni dell'anno, il Sogno, il Sonno sopra un terrazzo, dove fece
25   una fontana. Al duca di Gravina dipinsi in una tavola, che egli con-
    dusse al suo Stato, i Magi che adorano Cristo; et ad Orsanca, segre-
    tario del viceré, feci un'altra tavola con cinque figure intorno a un
    Crucifisso, e molti quadri.
    Ma con tutto ch'io fussi assai ben visto da que' signori, guada-
30   gnassi assai e l'opere ogni giorno moltiplicassero, giudicai, poi che
    i miei uomini s'erano partiti, che fusse ben fatto, avendo in un anno
    lavorato in quella città opere a bastanza, ch'io me ne tornassi a Roma.
    E così fatto, la prima opera che io facessi fu al signor Ranuccio Far-
    nese, allora arcivescovo di Napoli, in tela, quattro portegli grandissi-
35   mi a olio per l'organo del Piscopio di Napoli, dentrovi dalla parte di-
    nanzi cinque Santi patroni di quella città, e dentro la Natività di Gesù
    Cristo con i pastori, e Davit re che canta in sul suo salterio: Dominus
    dixit ad me , etc.; e così i sopradetti 24 quadri, et alcuni di messer
    Tommaso Cambi, che tutti furono mandati a Napoli. E ciò fatto, di-
40   pinsi cinque quadri a Raffaello Acciaiuoli, che gli portò in Ispagna,
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