Volume 6

Edizione Giuntina
    dove fece poi il suo eremo, con alcune fantasie, grottesche et altre cose
    che vi si veggiono. E ciò fatto, mi ordinarono che la state dell'anno a
    venire io tornassi a fare la tavola dell'altar grande.
    Intanto il già detto don Miniato Pitti, che allora era visitator della
5   Congregazione di Monte Uliveto, avendo veduta la tavola del Monte
    S. Savino e l'opere di Camaldoli, trovò in Bologna don Filippo Ser-
    ragli fiorentino, abbate di S. Michele in Bosco, e gli disse che, aven-
    dosi a dipignere il refettorio di quell'onorato monasterio, gli pareva
    che a me e non ad altri si dovesse quell'opera allogare. Per che fatto-
10   mi andare a Bologna, ancorché l'opera fusse grande e d'importanza,
    la tolsi a fare; ma prima volli vedere tutte le più famose opere di
    pittura che fussero in quella città, di Bolognesi e d'altri.
    L'opera dunque della testata di quel refettorio fu divisa in tre quadri.
    In uno aveva ad essere quando Abramo nella valle Mambre apparec-
15   chiò da mangiare agl'Angeli. Nel secondo Cristo che, essendo in casa
    di Maria Madalena e Marta, parla con essa Marta, dicendogli che
    Maria ha eletto l'ottima parte. E nella terza aveva da essere dipinto
    S. Gregorio a mensa co' dodici poveri, fra i quali conobbe essere
    Cristo. Pertanto, messo mano all'opera, in quest'ultima finsi San
20   Gregorio a tavola in un convento e servito da monaci Bianchi di quel-
    l'Ordine, per potervi accomodare que' Padri, secondo che essi vole-
    vano. Feci oltre ciò nella figura di quel Santo Pontefice l'effigie di
    papa Clemente VII, et intorno, fra molti signori, ambasciadori, prin-
    cipi et altri personaggi che lo stanno a vedere mangiare, ritrassi il
25   duca Alessandro de' Medici, per memoria de' beneficii e favori che io
    aveva da lui ricevuti e per essere stato chi egli fu, e con esso molti
    amici miei. E fra coloro che servono a tavola [i] poveri, ritrassi alcuni
    frati miei domestici di quel convento; come di forestieri che mi ser-
    vivano, dispensatore, canovaio et altri così fatti, e così l'abate Serra-
30   glio, il Generale don Cipriano da Verona e il Bentivoglio. Parimente
    ritrassi il naturale ne' vestimenti di quel Pontefice, contrafacendo
    velluti, domaschi et altri drappi d'oro e di seta d'ogni sorte. L'appa-
    recchio poi, vasi, animali et altre cose, feci fare a Cristofano dal Bor-
    go, come si disse nella sua Vita. Nella seconda storia cercai fare di
35   maniera le teste, i panni et i casamenti, oltre all'essere diversi dai pri-
    mi, che facessino più che si può apparire l'affetto di Cristo nell'in-
    stituire Madalena, e l'affezione e prontezza di Marta nell'ordinare il
    convito e dolersi d'essere lasciata sola dalla sorella in tante fatiche e
    ministerio; per non dir nulla dell'attenzione degl'Apostoli, et altre
40   molte cose da essere considerate in questa pittura. Quanto alla terza
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