Volume 6

Edizione Giuntina
    del detto Duca e poi reina di Francia, e di quello del magnifico
    Lorenzo Vecchio. Nelle medesime case sono tre quadri pur di mia
    mano e fatti nella mia giovanezza: in uno Abramo sacrifica Isac, nel
    secondo è Cristo nell'orto, e nell'altro la Cena che fa con gl'Apostoli.
5   Intanto essendo morto Ipolito cardinale, nel quale era la somma collo-
    cata di tutte le mie speranze, cominciai a conoscere quanto sono vane,
    le più volte, le speranze di questo mondo, e che bisogna in se stesso e
    nell'essere da qualche cosa principalmente confidarsi.
    Dopo quest'opere, veggendo io che il Duca era tutto dato alle for-
10   tificazioni et al fabricare, cominciai, per meglio poterlo servire, a dare
    opera alle cose d'architettura, e vi spesi molto tempo. Intanto, aven-
    dosi a far l'apparato per ricevere, l'anno 1536, in Firenze l'imperatore
    Carlo Quinto, nel dare a ciò ordine il Duca, comise ai deputati sopra
    quella onoranza, come s'è detto nella Vita del Tribolo, che m'aves-
15   sero seco a disegnare tutti gl'archi et altri ornamenti da farsi per quel-
    l'entrata. Il che fatto, mi fu anco, per beneficarmi, allogato, oltre le
    bandiere grandi del castello e fortezza, come si disse, la facciata a uso
    d'arco trionfale che si fece a San Felice in Piaz[z]a, alta braccia qua-
    ranta e larga venti; et appresso, l'ornamento della Porta a San
20   Piero Gattolini; opere tutte grandi e sopra le forze mie: e che fu peg-
    gio, avendomi questi favori tirato addosso mille invidie, circa venti
    uomini, che m'aiutavano far le bandiere e gl'altri lavori, mi piantarono
    in sul buono, a persuasione di questo e di quello, acciò io non potessi
    condurre tante opere e di tanta importanza. Ma io, che aveva preve-
25   duto la malignità di que' tali ai quali avea sempre cercato di giovare,
    parte lavorando di mia mano giorno e notte, e parte aiutato da pittori
    avuti di fuora che m'aiutavano di nascoso, attendeva al fatto mio et
    a cercare di superare cotali difficultà e malivoglienze con l'opere
    stesse. In quel mentre Bertoldo Corsini, allora generale proveditore
30   per Sua Eccellenzia, aveva rapportato al Duca che io aveva preso a far
    tante cose, che non era mai possibile che io l'avessi condotte a tempo,
    e massimamente non avendo io uomini et essendo l'opere molto adie-
    tro. Per che mandato il Duca per me e dettomi quello che avea inteso,
    gli risposi che le mie opere erano a buon termine, come poteva vedere
35   Sua Eccellenzia a suo piacere, e che il fine loderebbe il tutto; e parti-
    tomi da lui, non passò molto che occultamente venne dove io lavo-
    rava, e vide il tutto, e conobbe in parte l'invidia e malignità di coloro
    che sanza averne cagione mi pontavano addosso. Venuto il tempo che
    doveva ogni cosa essere a ordine, ebbi finito di tutto punto e posti a'
40   luoghi loro i miei lavori, con molta sodisfazione del Duca e dell'universale;
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