Volume 6

Edizione Giuntina
    d'un delfino e d'una vela in testa, la Velocità per auriga avere, in cui,
    ma con diversi spartimenti e graziosi e vaghi quanto più immaginar
    si possa, erano sette delle sue favole (sì come degl'altri s'è detto) di-
    pinte. Per la prima delle quali si vedeva il caso del troppo audace
5   Fetonte, che mal seppe questo medesimo carro guidare; sì come per la
    seconda si vedeva la morte del serpente Pitone, e per la terza il ga-
    stigo dato al temerario Marsia; ma nella quarta si vedeva quando, pa-
    scendo d'Admeto gl'armenti, volse un tempo umile e pastoral vita
    menare; sì come per la quinta si vedeva poi quando, fuggendo il fu-
10   ror di Tifeo, fu in corbo a convertirsi costretto; e come nella sesta
    furon l'altre sue conversioni, prima in leone e poi in sparviere, simil-
    mente figurate; veggendosi per l'ultima il mal suo gradito amore dalla
    fugace Dafne, che alloro (come è notissimo) per pietà degli Dii final-
    mente divenne. Vedevasi a' piè del carro cavalcar poi tutte alate e di
15   diverse etadi e colori l'Ore, del Sole ancelle e ministre, delle quali
    ciascuna a imitazion degl'Egizii un ippopotamo in mano portava et
    era di fioriti lupini incoronata; dietro alle quali (il costume egizio pur
    seguitando) si vedeva sotto forma d'un giovane tutto di bianco vestito,
    e con due cornetti verso la terra rivolti in testa e d'oriental palma in-
20   ghirlandato, il Mese camminare e portare in mano un vitello, che un
    sol corno non senza cagione aveva. Ma dopo costui si vedeva cammi-
    nar similmente l'Anno, col capo tutto di ghiacci e di nevi coperto e con
    le braccia fiorite et inghirlandate, e col petto e col ventre tutto di spi-
    ghe adorno, sì come le coscie e le gambe parevano anch'esse tutte es-
25   sere di mosto bagnate e tinte, portando similmente nell'una mano, per
    dimostrazione del suo rigirante corso, un rigirante serpente che con la
    bocca pareva che la coda divorar si volesse, e nell'altra un chiodo, con
    che gl'antichi Romani si legge che tener ne' tempii solevano degl'anni
    memoria. Veniva la rosseggiante Aurora poi, tutta vaga e leggiadra e
30   snella, con un giallo mantelletto e con una antica lucerna in mano,
    sedente con bellissima grazia sul Pegaseo cavallo; in cui compagnia si
    vedeva in abito sacerdotale, e con un nodoso bastone et un rubicondo
    serpente in mano e con un cane a' piedi, il medico Esculapio, e con
    loro il giovane Fetonte, del Sole (sì come Esculapio) figliuolo an-
35   ch'egli, che tutto ardente, rinovando la memoria del suo infelice
    caso, pareva che nel cigno, che in mano aveva, trasformar si volesse.
    Orfeo poi, di questi fratello, giovane et adorno, ma di presenzia grave
    e venerabile, con la tiara in testa, sembrando di sonare un'ornatissi-
    ma lira, si vedeva dietro a loro camminare; e si vedeva con lui l'incan-
40   tatrice Circe, del Sole figliuola anch'ella, con la testa bendata, che
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