Volume 6

Edizione Giuntina
    Or lasciando a chi prima di me, con infinita dottrina, in quei tempi
    ne scrisse, e rimettendo a quell'opera coloro che curiosamente veder
    cercassero come ogni minima cosa di questa mascherata, che della
    Geneologia degli Dei ebbe il titolo, fu con l'autorità de' buoni scritto-
5   ri figurata, e quel che io giudicherò in questo luogo soverchio trapas-
    sando, dirò che sì come si legge essere alle noz[z]e di Peleo e di Teti
    stati convocati parte degl'antichi Dei a renderle fauste e felici, così a
    queste di questi novelli eccellentissimi Sposi, augurandoli i buoni la
    medesima felicità e contento, et assicurandoli i nocevoli che noiosi
10   non gli sarebbero, parse che non parte de' medesimi Dei, ma tutti e
    non chiamati, ma che introdur si dovessero, che per se stessi alla
    medesima cagione venuti vi fussero. Il qual concetto da quattro
    madrigali, che si andavano diversamente ne' principali luoghi (sì
    come in quel de' Sogni si è detto) e da quattro pienissimi cori
15   cantando, in questa guisa pareva che leggiadramente espresso si fus-
    se, dicendo:
    L'alta che fino al ciel fama rimbomba
    Della leggiadra Sposa,
    Che 'n questa riva erbosa:
20   D'Arno, candida e pura, alma colomba,
    Oggi lieta sen vola e dolce posa,
    Da la celeste sede ha noi qui tratti,
    Perché più leggiadr' atti
    E bellez[z]a più vaga e più felice
25   Veder già mai non lice.
    Né pur la tua festosa
    Vista, o FLORA, e le belle alme tue dive
    Traggionne alle tue rive,
    Ma il lume e 'l sol della novella SPOSA,
30   Che più che mai gioiosa
    Di suo bel seggio e freno
    Al gran Tosco divin corcasi in seno
    Da' bei lidi, che mai caldo né gielo
    Discolora, vegnam, né vi crediate
35   Ch'altretante beate
    Schiere e sante non abbia il mondo e 'l cielo:
    Ma vostro terren velo
    E lor soverchio lume,
    Questo e quel vi contende amico nume.
- pagina 333 -
pagina precedentepagina successiva