Volume 6

Edizione Giuntina
    in Francia; et otto statue abozzò in Roma parimente, et a Fiorenza
    ne abozzò 5, e finì una Vittoria con un Prigion sotto, qual' sono oggi
    appresso del duca Cosimo, stati donati da Lionardo suo nipote a Sua
    Ecc[ellenza], che la Vittoria l'ha messa nella Sala grande del suo pa-
5   lazzo, dipinta dal Vasari. Finì il Moisè di 5 braccia, di marmo: alla
    quale statua non sarà mai cosa moderna alcuna che possa arrivare
    di bellezza, e delle antiche ancora si può dire il medesimo; avvenga-
    ché egli, con gravissima attitudine sedendo, posa un braccio in sulle
    Tavole che egli tiene con una mano, e con l'altra si tiene la barba,
10   la quale nel marmo svellata e lunga è condotta di sorte che i capegli,
    dove ha tanta dificultà la scultura, son condotti sottilissimamente,
    piumosi, morbidi e sfilati, d'una maniera che pare impossibile che
    il ferro sia diventato pennello; et inoltre alla bellezza della faccia,
    che ha certo aria di vero, santo e terribilissimo principe, pare che
15   mentre lo guardi abbia voglia di chiedergli il velo per coprirgli la
    faccia, tanto splendida e tanto lucida appare altrui. Et ha sì bene
    ritratto nel marmo la divinità che Dio aveva messo nel santissimo
    volto di quello, oltre che vi sono i panni straforati e finiti con bellissi-
    mo girar di lembi, e le braccia di muscoli e le mane di ossature e
20   nervi sono a tanta bellezza e perfezzione condotte, e le gambe appresso
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Edizione Torrentiniana
    alcuni termini di marmo, i quali vi andavano per reggimento; e ne ab-
    bozzò una parte, figurando i Prigioni in varie attitudini a quelli legati:
    dei quali ancora sono a Roma in casa sua per finiti quattro Prigioni. E
    similmente finì un Moisè di cinque braccia, di marmo: alla quale statua
25   non sarà mai cosa moderna alcuna che possa arrivare di bellezza, e de
    le antiche ancora si può dire il medesimo; avvengaché egli, con gravissima
    attitudine sedendo, posa un braccio in su le Tavole che egli tiene con una
    mano, e con l'altra si tiene la barba, la qual è nel marmo svellata e lun-
    ga, condotta di sorte che i capegli, dove ha tanta difficultà la scultura,
30   son condotti sottilissimamente, piumosi, morbidi e sfilati, d'una maniera
    che pare impossibile che il ferro sia diventato pennello; et inoltre alla
    bellezza della faccia, che ha certo aria di vero, santo e terribilissimo prin-
    cipe, pare che mentre lo guardi abbia voglia di chiederli il velo per co-
    prirgli la faccia, tanto splendida e tanto lucida appare altrui. Et ha sì
35   bene ritratto nel marmo la divinità che Dio aveva messo nel sacra-
    tissimo volto di quello, oltre che vi sono i panni straforati e finiti con
    bellissimo girar di lembi, e le braccia di muscoli e le mani di ossature e
    nervi sono a tanta bellezza e perfezzione condotte, e le gambe appresso
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