Volume 6

Edizione Giuntina
    Arti, che egli abbraccia, tenendo indifferentemente in mano di cia-
    scuna qualche instrumento. E nella tela che sotto gli stava si vedeva
    dipinto un grandissimo cortile, per ornamento di cui in diverse guise
    poste era una gran quantità di statue e di quadri di pittura antichi e
5   moderni, i quali da diversi maestri si vedevano in diversi modi dise-
    gnare e ritrarre; in una parte del quale facendosi una anotomia, pare-
    va che molti stessero mirando e ritraendo similmente molto intenti;
    altri poi, la fabbrica e le regole dell'architettura considerando, pareva
    che minutamente volessero misurare certe cose, mentre che il divino
10   Michelagnolo Buonaruoti, principe e monarca di tutti, con i tre cer-
    chietti in mano (sua antica impresa), accennando ad Andrea del Sar-
    to, a Lionardo da Vinci, al Puntormo, al Rosso, a Pierin del Vaga et a
    Francesco Salviati et ad Antonio da San Gallo et al Rustico, che
    gl'eron con gran reverenza intorno, mostrava con somma letizia la
15   pomposa entrata della nobil Signora.
    Faceva quasi il medesimo effetto l'antico Cimabue verso cert'altri e
    da un'altra parte posto, di cui pareva che Giot[t]o si ridesse, avendo-
    gli, come ben disse Dante, tolto il campo della pittura che tener si cre-
    deva, et aveva seco, oltre a' Gaddi, Buffalmacco e Benozzo, con molt'al-
20   tri di quella età. In altra parte poi et in altra guisa posti, si vedevano
    tutti giubilanti ragunarsi quelli che tanto augumento all'arte diedero
    et a cui tanto debbono questi novelli maestri: il gran Donatello cioè,
    e Filippo di ser Brunellesco, e Lorenzo Ghiberti, e fra' Filippo, e
    l'eccellente Masaccio, e Desiderio, e 'l Verrocchio, con molt'altri
25   da natural ritratti, che per essersene ne' passati libri trattato, fug-
    gendo il tedio che a' lettori, replicando, venir ne potrebbe, andrò
    senza più dirne trapassandoli. Quali e quel che ivi a fare venuti fus-
    sero, come negl'altri, da' quattro soprascritti versi fu dichiarato:
    NON PICTURA SATIS, NON POSSUNT MARMORA ET AERA
30   TUSCAQUE NON ARCUS TESTARI INGENTIA FACTA
    ATQUE EA PRAECIPUE QUAE MOX VENTURA TRAHUNTUR.
    QUIS NUNC PRAXITELES COELET, QUIS PINGAT APELLES?
    Ora, nel basamento di tutte queste sei grandissime e bellissime tele
    si vedeva dipinto una graziosa schiera di fanciulletti, che, ciascuno
35   nella sua professione alla sopraposta tela accomodata essercitandosi,
    pareva, oltre all'ornamento, che molto accuratamente mostrassero
    con quali principii alla perfezione de' sopra dipinti uomini si perve-
    nisse; sì come giudiziosamente e con singolare arte furono le medesime
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