Volume 6

Edizione Giuntina
    non era tócco sì nobil subbietto di infondere ne' fiorentini ingegni
    tanto valore - che di lei degnamente cantar potessero: a che, con
    l'essemplo de' loro scritti, purché si trovi chi imitar gli sappia, hanno
    ben aperto larghissima strada. Vedevansi a lor vicini, e quasi che con
5   loro ragionassero, tutti sì come gl'altri da natural ritratti, messer Cino
    da Pistoia, il Montemagno, Guido Cavalcanti, Guittone d'Arez[z]o
    e Dante da Maiano, che furono alla medesima età e secondo quei
    tempi assai leggiadramente poetarono. Era poi da un'altra parte mon-
    signor Giovanni della Casa, Luigi Alamanni, e Lodovico Martelli
10   con Vincenzio, alquanto da lui lontano, e con loro messer Giovanni
    Rucellai, lo scrittor delle tragedie, e Girolamo Benivieni; fra ' quali,
    se in quel tempo stato vivo non fusse, si sarebbe dato meritevol luogo
    al ritratto ancora di messer Benedetto Varchi, che poco dopo fece a
    miglior vita passaggio. Da un'altra parte poi si vedeva Franco Sac-
15   chetti, che scrisse le Trecento Novelle, e quegli che, benché oggi di
    poco grido sieno, pur perché a' lor tempi non piccolo augumento ai
    romanzi diedero, non indegni di questo luogo giudicati furono Luigi
    Pulci, cioè con Bernardo e Luca suoi fratelli, col Ceo e con l'Altis-
    simo. Il Bernia, anch'egli padre, et ottimo padre, et inventore
20   della toscana burlesca poesia, pareva che, col Burchiello e con Anto-
    nio Alamanni e con l'Unico Accolti, che in disparte stava, mostrasse
    non degl'altri punto minore allegrez[z]a; mentre che l'Arno, al modo
    solito appoggiato sul suo leone e con due putti che d'alloro il corona-
    vano, e Mugnone, noto per la Ninfa, che sopra gli stava con la luna in
25   fronte e coronata di stelle, alludendo alle figliuole d'Atlante, presa per
    Fiesole, pareva che anch'essi mostrassero la medesima letizia e con-
    tento. Il che et il soprascritto concetto dichiararono ottimamente i
    quattro versi che, come gl'altri, nell'architrave furon posti, e che di-
    cevano:
30   MUSARUM HIC REGNAT CHORUS ATQUE HELICONE VIRENTE
    POSTHABITO VENERE TIBI, FLORENTIA, VATES
    EXIMII, QUONIAM CELEBRARE HAEC REGIA DIGNO
    NON POTUERE SUO ET CONNUBIA CARMINE SACRO.
    Et a rincontro di questo, da man sinistra posto, non men forse
35   agl'ingegni fiorentini di quello proprio, si vedeva la statua del Dise-
    gno, padre della pittura, scultura et architettura, il quale, se non nato,
    sì come ne' passati scritti si può vedere, possiàn dire che in Fiorenza
    al tutto rinato e come in proprio nido nutrito e cresciuto sia. Era per
    questo figurata una statua tutta nuda, con tre teste eguali per le tre
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