Volume 6

Edizione Giuntina
    vicini et i lontani paesi. Sotto la tela ritornando, che nel me-
    desimo modo e della medesima grandez[z]a sotto la di costei statua
    medesimamente si vedeva, aveva l'eccellente pittore figurato un bel-
    lissimo paesetto ornato d'infiniti e diversi alberi, nella parte più lon-
5   tana di cui si vedeva un antico e molto adorno tempietto a Cere-
    re dedicato, in cui, perciò che aperto e su colonnati sospeso era, si
    vedevano molti che religiosamente sagrificavano. In altra banda poi
    Ninfe cacciatrici per alquanta più soletaria parte si vedevano stare in-
    torno ad una chiarissima et ombrosa fontana, mirando quasi con me-
10   raviglia et offerendo alla novella Sposa di que' piaceri e diletti che nel
    loro essercizio si pigliano, e de' quali per avventura la Toscana non è
    a verun'altra parte d'Italia inferiore; et in altra con molti contadini,
    di diversi animali salvatichi e dimestichi carichi, si vedevano anche
    molte villanelle belle e giovani, in mille graziose benché rusticane
15   guise adorne, venire anch'esse (tessendo fiorite ghirlande e diversi
    pomi portando) a vedere et onorar la lor Signora; et i versi, che come
    nell'altre sopra questa erano, con gran gloria della Toscana, da Ver-
    gilio cavati, dicevano:
    HANC OLIM VETERES VITAM COLUERE SABINI,
20   HANC REMUS ET FRATER: SIC FORTIS HETRURIA CREVIT.
    SCILICET ET RERUM FACTA EST PULCHERRIMA FLORA,
    URBS ANTIQUA, POTENS ARMIS ATQUE UBERE GLEBAE.
    Vedevasi poi dirimpetto alla statua della descritta Cerere quella
    dell'Industria, e non parlo di quell'industria semplicemente che cir-
25   ca la mercanzia si vede da molti in molti luoghi usare, ma d'una certa
    particolare eccellenza et ingegnosa vertù che hanno i fiorentini uo-
    mini alle cose ove metter si vogliono; per lo che molti, e quel giudi-
    zioso poeta massimamente ben pare che a ragione il titolo d'Industri
    gl'attribuisse. Di quanto giovamento sia stata questa cotale industria
30   a Fiorenza, e quanto conto da lei ne sia sempre stato fatto, si vede dal-
    l'averne formato il suo corpo e dall'aver voluto che non potesse esser
    fatto di lei cittadino chi sotto il titolo di qualche arte non fusse ridot-
    to, conoscendo per lei a grandezza e potenza non piccola esser perve-
    nuta. Ora, questa fu figurata una femmina d'abito tutto disciolto e
35   snello, tenente uno scettro, nella cui cima era una mano con un oc-
    chio nel mezzo della palma e con due alette ove con lo scettro si con-
    giugneva, a simiglianza in un certo modo del caduceo di Mercurio;
    e nella tela, che come l'altre sotto le stava, si vedeva un grandissimo et
    ornatissimo portico o foro, molto simigliante al luogo ove i nostri
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