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ogni minima cosa distribuita), perciò che volendo con Fiorenza ac- |
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compagnare, quasi diremo, sei deità, della potenzia delle quali ella po- |
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teva molto ben gloriarsi, le due fino ad ora di Marte e della Musa de- |
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scritte, perché altre città potevano per avventura non men di lei at- |
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tribuirsele come manco sue proprie, le ha anche meno dell'altre vicine |
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a lei collocate, essendosi all'ampio ricetto, e quasi andito che le quat- |
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tro che seguiranno alla porta facevano, servito di queste due narrate |
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come per ali o per testate, che, al suo principio poste, l'una verso il |
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castello era rivolta e l'altra verso l'Arno; ma quest'altre due, che prin- |
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cipio del ricetto facevano, perciò che con poche altre cittadi gli saran- |
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no comuni, andò anche alquanto più approssimandogliele: sì come le |
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due ultime, perché sono al tutto a lei propriissime e con nessuna altra |
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l'accomuna, o per meglio dire, che nessun'altra può con lei in esse |
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agguagliarsi (e sia detto con pace di qualche altra nazion toscana, la |
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quale, quando arà un Dante, un Petrarca et un Boccacccio da pro- |
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porre, potrà per avventura venire in disputa), gliele messe prossimis- |
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sime e più che tutte l'altre vicine. |
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Or ritornando, dico che a canto alla statua di Marte, non men del- |
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l'altre bella e ragguardevole, era stata posta una Cerere, la dea della |
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coltivazione e de' campi: la qual cosa, quanto utile e di quanto onor |
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degna sia per una ben ordinata città, ne fu da Roma anticamente in- |
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segnato, che aveva nelle tribù rusticane descritta tutta la sua nobiltà, |
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come testimonia oltre a molt'altri Catone, chiamandola il nerbo di |
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quella potentissima Rep[ublica], e come non meno afferma Plinio, |
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quando dice i campi essere stati lavorati per le mani degli imperadori, |
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e potersi credere che la terra si rallegrasse d'essere arata col vomere |
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laureato e da trionfante bifolco. Era questa (come è costume) corona- |
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ta di spighe di varie sorti, avendo nella destra mano una falce e nella |
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sinistra un maz[z]o delle spighe medesime. Or quanto in questa parte |
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gloriare Fiorenza si possa, chiariscasi, chi in dubbio ne stesse, miran- |
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do il suo ornatissimo e coltivatissimo contado, dal quale (lasciamo |
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stare la innumerabile quantità de' superbissimi et agiatissimi palazzi |
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che per esso sparsi si veggano), nondimanco egl'è tale che Fiorenza, |
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quantunque fra le più belle città di che si abbia notizia ottenga per |
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avventura la palma, resta da lui di gran lunga vinta e superata: talché |
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meritamente può attribuirsele il titolo di giardino dell'Europa, oltre |
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alla fertilità, la quale, benché per lo più montuoso e non molto largo |
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sia, nulla di meno la diligenzia che vi si usa è tale, che non pur larga- |
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mente pasce il suo grandissimo popolo e l'infinita moltitudine de' fo- |
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restieri che vi concorrono, ma bene spesso cortesemente ne soviene i |