Volume 6

Edizione Giuntina
    con maestro Torrigian Valori e maestro Niccolò Falcucci, avevano i
    luoghi primi. Non restarono i matematici sì che anch'essi dipinti non
    vi fussero; e di questi, oltre all'antico Guido Bonatto, vi si vedeva
    maestro Paolo del Poz[z]o et il molto acuto et ingegnoso e nobile
5   Leonbatista Alberti, e con essi Antonio Manetti e Lorenzo della
    Golpaia, quello per man di cui abbiamo quel primo meraviglioso
    oriuolo de' pianeti, che oggi, con tanto stupor di quella età, si vede
    nella guardaroba di questo eccellentissimo Duca. Eravi ancora nelle
    navigazioni il peritissimo e fortunatissimo Amerigo Vespucci, poi
10   che sì gran parte del mondo, per essere stata da lui ritrovata, ritiene
    per lui il nome d'Ameriga. Di varia poi e molto gentil dottrina vi era
    messer Agnolo Poliziano, a cui quanto la latina e la toscana favella
    da lui cominciate a risurgere debbino, credo che al mondo sia assai
    bastevolmente noto. Eran con lui Pietro Crinito, Giannozzo Manetti,
15   Francesco Pucci, Bartolommeo Fonzio, Alessandro de' Paz[z]i e mes-
    ser Marcello Vergilio Adriani, padre dell'ingegnosissimo e dottissimo
    messer Giovan Batista, detto oggi il Marcellino, che vive e che con
    tanto onore legge publicamente in questo fiorentino Studio, e che no-
    vellamente, di commessione di Lor Eccell[enze] illustrissime, scrive le
20   Fiorentine Istorie; e vi era messer Cristofano Landini, messer Coluc-
    cio Salutati e ser Brunetto Latini, il maestro di Dante. Né vi manca-
    rono alcuni poeti che latinamente avevano scritto, come Claudiano, e
    fra ' più moderni Carlo Marsuppini e Zanobi Strada. Degl'istorici poi
    si vedeva messer Francesco Guicciardini, Niccolò Machiavelli, mes-
25   ser Lionardo Bruni, messer Poggio, Matteo Palmieri, e di quei primi
    Giovanni e Matteo Villani e l'antichissimo Ricordano Malespini.
    Avevano tutti o la maggior parte di questi, a soddisfazione de' riguar-
    danti, quasi che a caso posti vi fussero, nelle carte o nelle coperte de'
    libri che in man tenevano, ciascuno il suo nome o dell'opere
30   sue più famose notato; et i quali tutti, sì come i militari, per dimo-
    strare quel che ivi a fare venuti fussero, i quattro versi, che come a
    quelli nell'architrave dipinti erano, chiaramente lo facevano manife-
    sto, dicendo:
    ARTIBUS EGREGIIS LATIAE GRAIAEQUE MINERVAE
35   FLORENTES SEMPER QUIS NON MIRETUR HETRUSCOS ?
    SED MAGIS HOC ILLOS AEVO FLORERE NECESSE EST
    ET COSMO GENITORE ET COSMI PROLE FAVENTE.
    A canto poi alla statua di Marte et alquanto più a quella di Fioren-
    za vicina (e qui è da notare come con arte singolare e giudizio fusse
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