Volume 6

Edizione Giuntina
    nello studio dell'arte, ch'era cosa incredibile vedere i pensieri alti e
    la maniera difficile con facilissima facilità da lui esercitata, tanto con
    ispavento di quegli che non erano usi a vedere cose tali, quanto degli
    usi alle buone, perché le cose che si vedevano fatte parevano
5   nulla al paragone delle sue.
    Le quali cose destarono al cardinale di San Dionigi, chiamato il
    cardinale Rovano franzese, disiderio di lasciar per mezzo di sì raro
    artefice qualche degna memoria di sé in così famosa città; e gli fe'
    fare una Pietà di marmo, tutta tonda, la quale finita fu messa in San
10   Pietro nella cappella della Vergine Maria della Febbre nel tempio di
    Marte. Alla quale opera non pensi mai scultore né artefice raro potere
    aggiugnere di disegno né di grazia, né con fatica poter mai di fin[it]ez-
    za, pulitezza e di straforare il marmo tanto con arte quanto Michela-
    gnolo vi fece, perché si scorge in quella tutto il valore et il potere del-
15   l'arte. Fra le cose belle [che] vi sono, oltra i panni divini suoi, si scor-
    ge il morto Cristo: e non si pensi alcuno di bellezza di membra e
    d'artificio di corpo vedere uno ignudo tanto ben ricerco di muscoli,
    vene, nerbi sopra l'ossatura di quel corpo, né ancora un morto più
    simile al morto di quello. Quivi è dolcissima aria di testa, et una con-
20   cordanza nelle appiccature e congiunture delle braccia e in quelle del
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Edizione Torrentiniana
    a Roma acquistò tanto nello studio dell'arte, ch'era cosa incredibile vedere
    i pensieri alti e la maniera difficile con facilissima facilità da lui
    esercitata, tanto per ispavento di quegli che non erano usi a vedere cose
    tali, quanto agli usi a le buone, perché le cose che si vedevano fatte pare-
25   vano nulla a paragone de' suoi parti.
    Le quali cose destarono l'animo al cardinale Rovano franzese di lasciar
    per mez[z]o di sì raro artefice qualche degna memoria di sé in così famosa
    città; e gli fe' fare una Pietà di marmo, tutta tonda, la quale finita fu
    messa in San Pietro, nella cappella della Vergine Maria de la Febbre nel
30   tempio di Marte. Alla quale opera non pensi mai scultore né artefice raro
    potere aggiugnere di disegno né di grazia, né con fatica poter mai di fi-
    nitezza, pulitezza e di straforare il marmo tanto con arte quanto Mi-
    chele Agnolo vi fece, perché si scorge in quella tutto il valore et il po-
    tere dell'arte. Fra le cose belle che vi sono, oltra i panni divini suoi, si
35   scorge il morto Cristo: e non si pensi alcuno di bellezza di membra e
    d'artifizio di corpo vedere uno ignudo tanto divino, né ancora un morto
    che più simile al morto di quello paia. Quivi è dolcissima aria di testa,
    et una concordanza ne' muscoli delle braccia e in quelli del corpo e delle
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