Volume 6

Edizione Giuntina
    scultore, si risolverono a far cosa più tosto ingegnosa e degna dell'arti
    loro che pomposa e di spesa. «E nel vero, avendosi a onorare - disse-
    ro que' Deputati et il loro proveditore - un uomo come Michelagnolo,
    e da uomini della professione che egli ha fatto, e più tosto ricchi di
5   virtù che d'amplissime facultà, si dee ciò fare non con pompa regia o
    soperchie vanità, ma con invenzioni et opere piene di spirito e
    di vaghezza, che escano dal saper e dalla prontezza delle nostre mani e
    de' nostri artefici, onorando l'arte con l'arte. Perciò che, se bene dal-
    l'Eccellenza del signor Duca possiamo sperare ogni quantità di danari
10   che fusse di bisogno, avendone già avuta quella quantità che abbiamo
    domandata, noi nondimeno avemo a tenere per fermo che da noi si
    aspetta più presto cosa ingegnosa e vaga per invenzione e per arte che
    ricca per molta spesa o grandezza di superbo apparato». Ma ciò nono-
    stante si vide finalmente che la magnificenza fu uguale all'opere che
15   uscirono delle mani dei detti Accademici, e che quella onoranza fu
    non meno veramente magnifica che ingegnosa e piena di capricciose e
    lodevoli invenzioni.
    Fu dunque in ultimo dato questo ordine, che nella navata di mezzo
    di San Lorenzo, dirimpetto alle due porte de' fianchi, delle quali una
20   va fuori e l'altra nel chiostro, fusse ritto, come si fece, il catafalco, di
    forma quadro, alto braccia ventotto, con una Fama in cima, lungo
    undici e largo nove. In sul basamento dunque di esso catafalco, alto
    da terra braccia due, erano nella parte che guarda verso la porta
    principale della chiesa posti due bellissimi Fiumi a giacere, figurati
25   l'uno per l'Arno e l'altro per lo Tevere. Arno aveva un corno di dovi-
    zia pieno di fiori e frutti, significando per ciò i frutti che dalla città di
    Firenze sono nati in queste professioni, i quali sono stati tanti e così
    fatti che hanno ripieno il mondo, e particolarmente Roma, di straor-
    dinaria bellezza. Il che dimostrava ottimamente l'altro Fiume figu-
30   rato, come si è detto, per lo Tevere; perciò che, stendendo un braccio,
    si aveva piene le mani de' fiori e frutti avuti dal corno di dovizia del-
    l'Arno, che gli giaceva a canto e dirimpetto. Veniva a dimostrare an-
    cora, godendo de' frutti d'Arno, che Michelagnolo è vivuto gran parte
    degl'anni suoi a Roma e vi ha fatto quelle maraviglie che fanno stu-
35   pire il mondo. Arno aveva per segno il Leone et il Tevere la Lupa con
    i piccioli Romulo e Remo; et erano ambidue colossi di straordinaria
    grandezza e bellezza, e simili al marmo. L'uno, cioè il Tevere, fu di
    mano di Giovanni di Benedetto da Castello, allievo del Bandinello, e
    l'altro di Battista di Benedetto, allievo dell'Ammannato, ambi giovani
40   eccellenti e di somma aspettazione.
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