Volume 6

Edizione Giuntina
    dicano che non voleva insegnare, hanno il torto, perché l'usò sempre
    a' suoi famigliari et a chi dimandava consiglio; e perché mi sono tro-
    vato a molti presente, per modestia lo taccio, non volendo scoprire i
    difetti d'altri. Si può ben far giudizio di questo, che con coloro che
5   stettono con seco in casa ebbe mala fortuna, perché percosse in su-
    bietti poco atti a imitarlo: perché Piero Urbano pistolese, suo creato,
    era persona d'ingegno, ma non volse mai affaticarsi; Antonio Mini
    arebbe voluto, ma non ebbe il cervello atto, e quando la cera è dura
    non s'imprime bene; Ascanio dalla Ripa Transone durava gran fati-
10   che, ma mai non se ne vedde il frutto né in opere né in disegni, e pe-
    stò parecchi anni intorno a una tavola, che Michelagnolo gli aveva
    dato un cartone: nel fine se n'è ito in fummo quella buona aspettazio-
    ne che si credeva di lui, che mi ricordo che Michelagnolo gli veniva
    compassione sì dello stento suo, e l'aiutava di suo mano; ma giovò
15   poco. E s'egli avessi avuto un subietto, che me lo disse parecchi volte,
    arebbe spesso, così vecchio, fatto notomia et arebbe scrittovi sopra
    per giovamento de' suoi artefici, che fu ingannato da parec[c]hi: ma
    si difidava, per non potere esprimere con gli scritti quel ch'egli areb-
    be voluto, per non essere egli esercitato nel dire, quantunque egli in
20   prosa nelle lettere sue abbia con poche parole spiegato bene il suo
    concetto, essendosi egli molto dilettato delle lezzioni de' poeti volgari
    e particolarmente di Dante, che molto lo amirava et imitava ne' con-
    cetti e nelle invenzioni; così 'l Petrarca, dilettatosi di far madrigali
    [e] sonetti molto gravi, sopra e' quali s'è fatto comenti; e messer Be-
25   nedetto Varchi nella Accademia fiorentina fece una lezione onorata
    sopra quel sonetto che comincia:
    Non ha l'ottimo artista alcun concetto
    Ch'un marmo solo in sé non circonscriva.
    Ma infiniti ne mandò di suo, e ricevé risposta di rime e di prose
30   della illustrissima Marchesana di Pescara, delle virtù della quale Michelagnolo
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Edizione Torrentiniana
    Contempli ancora, chi di maravigliare vuol finirsi, quante delle sue
    doti grandi abbia il cielo nel suo felicissimo ingegno infuso; le quali
    cose non solo consistono circa le difficultà dell'arte sua, ma, fuor di quella,
    leggansi le bellissime canzoni e gli stupendi suoi sonetti, gravemente com-
35   posti, sopra i quali i più celebrati ingegni, musici e poeti, hanno fatto can-
    ti, e molti dotti le hanno comentate e lette publicamente nelle più celebrate
    Accademie di tutta Italia. Ha meritato ancora Michele Agnolo che la
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