Volume 6

Edizione Giuntina
    Et io ne ho alcuni di sua mano trovati in Fiorenza, messi nel nostro
    Libro de' disegni, dove, ancora che si vegga la grandezza di quello in-
    gegno, si conosce che, quando e' voleva cavar Minerva della testa di
    Giove, ci bisognava il martello di Vulcano; imperò egli usò le sue
5   figure farle di 9 e di 10 e di 12 teste, non cercando altro che, col met-
    terle tutte insieme, ci fussi una certa concordanza di grazia
    nel tutto che non lo fa il naturale, dicendo che bisognava avere le
    seste negli occhi e non in mano, perché le mani operano e l'occhio
    giudica: che tale modo tenne ancora nell'architettura.
10   Né paia a nessuno che Michelagnolo si dilettassi della solitudine,
    come quello che era innamorato dell'arte sua, che vuol l'uomo per sé
    solo e cogitativo, e perché è necessario che, chi vuole attendere agli
    studii di quella, fugga le compagnie: avengaché chi attende alle con-
    siderazioni dell'arte non è mai solo né senza pensieri; e coloro che
15   gliele attribuivano a fantasticheria et a stranezza, hanno il torto, per-
    ché, chi vuole operar bene, bisogna allontanarsi da tutte le cure e fa-
    stidi, perché la virtù vuol pensamento, solitudine e comodità e non
    errare con la mente. Con tutto ciò ha avuto caro l'amicizie di molte
    persone grandi e delle dotte e degli uomini ingegnosi, a' tempi conve-
20   nienti, e se l'è mantenute, come il grande Ipolito cardinale de' Medi-
    ci, che l'amò grandemente; et inteso che un suo cavallo turco che
    aveva, piaceva per la sua bellezza a Michelagnolo, fu dalla liberalità
    di quel signore mandato a donare con X muli carichi di biada et un
    servidore che lo governassi, che Michelagnolo volentieri lo accettò.
25   Fu suo amicissimo lo illustrissimo cardinale Polo, innamorato Mi-
    chelagnolo delle virtù e bontà di lui; il cardinale Farnese e Santa
    Croce, che fu poi papa Marcello; il cardinale Ridolfi e 'l cardinale
    Maffeo e monsignor Bembo, Carpi e molti altri cardinali e vescovi e
    prelati che non accade nominargli; monsignor Claudio Tolomei, e 'l
30   magnifico messer Ottaviano de' Medici suo compare, che gli bat-
    tezò un suo figliuolo, e messer Bindo Altoviti, al quale donò il car-
    tone della Cappella dove Noè inebriato è schernito da un de' figliuoli
    e ricoperto le vergogne dagli altri dua; messer Lorenzo Ridolfi e mes-
    ser Anibal Caro e messer Giovan Francesco Lottini da Volterra; et
35   infinitamente amò più di tutti messer Tommaso de' Cavalieri, genti-
    luomo romano, quale essendo giovane e molto inclinato a queste vir-
    tù, perché egli imparassi a disegnare, gli fece molte carte stupendissi-
    me, disegnate di lapis nero e rosso, di teste divine, e poi gli disegnò
    un Ganimede rapito in cielo da l'uccel di Giove, un Tizio che l'av-
40   voltoio gli mangia il cuore, la Cascata del carro del Sole con Fetonte
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