Volume 6

Edizione Giuntina
    Andò il medesimo anno Giovanni cardinale de' Medici, figliuolo
    del duca Cosimo, a Roma per il cappello a Pio IV, e convenne, come
    suo servitore e familiare, al Vasari andar seco, che volentieri vi andò
    e vi stette circa un mese per godersi Michelagnolo, che l'ebbe caris-
5   simo e di continuo gli fu a torno. Aveva portato seco il Vasari, per
    ordine di Sua Eccell[enza], il modello di legno di tutto il palazzo du-
    cale di Fiorenza, insieme coi disegni delle stanze nuove che erano state
    murate e dipinte da lui, quali desiderava Michelagnolo vedere in mo-
    dello e disegno, poi che, sendo vecchio, non poteva vedere l'opere,
10   le quali erano copiose, diverse e con varie invenzioni e capricci, che
    cominciavano dalla Castrazione di Cielo, Saturno, Opi, Cerere, Giove,
    Giunone, Ercole, che in ogni stanza era uno di questi nomi, con le
    sue istorie in diversi partimenti; come ancora l'altre camere e sale,
    che erano sotto queste, avevano il nome degli eroi di casa Medici, co-
15   minciando da Cosimo Vecchio, Lorenzo, Leone Decimo, Clemente
    Settimo, e 'l signor Giovanni e 'l duca Alessandro eùduca Cosimo;
    nelle quali per ciascuna erano non solamente le storie de' fatti loro,
    ma loro ritratti e de' figliuoli e di tutte le persone antiche, così di go-
    verno come d'arme e di lettere, ritratte di naturale. Delle quali aveva
20   scritto il Vasari un Dialogo, ove si dichiarava tutte le istorie et il fine
    di tutta l'invenzione, e come le favole di sopra s'accomodassino alle
    istorie di sotto, le quali gli fur lette da Anibal Caro, che n'ebbe gran-
    dissimo piacere Michelagnolo. Questo Dialogo, come arà più tempo
    il Vasari, si manderà fuori.
25   Queste cose causorono che, desiderando il Vasari di metter mano
    alla sala grande, e perché era, come s'è detto altrove, il palco basso,
    che la faceva nana e cieca di lumi, et avendo desiderio di alzarla,
    non si voleva risolvere il duca Cosimo a dargli licenzia ch'ella
    si alzasse. Non che 'l Duca temesse la spesa, come s'è visto poi, ma
30   il pericolo di alzare i cavagli del tetto 13 braccia sopra; dove Sua Ec-
    cell[enza], come giudiziosa, consentì che s'avessi il parere da Michela-
    gnolo, visto in quel modello la sala come era prima, poi levato tutti
    que' legni e postovi altri legni, con nuova invenzione del palco e delle
    facciate, come s'è fatto da poi, e disegnata in quella insieme l'inven-
35   zione delle istorie: che piaciutagli, ne diventò sùbito non giudice, ma
    parziale, vedendo anche il modo e la facilità dello alzare i cavagli e 'l
    tetto, et il modo di condurre tutta l'opera in breve tempo. Dove egli
    scrisse nel ritorno del Vasari al Duca che seguitassi quella impresa,
    che l'era degna della grandezza sua. Il medesimo anno andò a Roma
40   il duca Cosimo con la signora duchessa Leonora sua consorte, e Michelagnolo
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