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Mentre che lavorava costui queste cose in Roma, era venuto in |
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tanto credito Raffaello da Urbino nella pittura, che gl'amici |
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et aderenti suoi dicevano che le pitture di lui erano, secondo l'ordine |
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della pittura, più che quelle di Michelagnolo vaghe di colorito, belle |
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d'invenzioni, e d'arie più vezzose e di corrispondente disegno, e che |
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quelle del Buonarroti non avevano, dal disegno in fuori, niuna di |
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queste parti. E per queste cagioni giudicavano questi cotali Raf- |
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faello essere nella pittura, se non più eccellente di lui, almeno pari, |
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ma nel colorito volevano che ad ogni modo lo passasse. Questi |
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umori, seminati per molti artefici che più aderivano alla grazia di |
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Raffaello che alla profondità di Michelagnolo, erano divenuti per |
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diversi interessi più favorevoli nel giudizio a Raffaello che a Miche- |
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lagnolo. Ma non già era de' seguaci di costoro Sebastiano, perché |
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essendo di squisito giudizio, conosceva apunto il valore di ciascuno. |
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Destatosi dunque l'animo di Michelagnolo verso Sebastiano, perché |
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molto gli piaceva il colorito e la grazia di lui, lo prese in protezzione, |
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pensando che se egli usasse l'aiuto del disegno in Sebastiano, si po- |
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trebbe con questo mezzo, senza che egli operasse, battere coloro che |
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avevano sì fatta openione, et egli, sotto ombra di terzo, giudic[ar]e |
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quale di loro fusse meglio. Stando le cose in questi termini et essendo |
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molto, anzi in infinito, inalzate e lodate alcune cose che fece Sebastiano |