Volume 5

Edizione Giuntina
    aveva sì tosto uno aperto la bocca per aprirgli un suo concetto, che
    l'aveva inteso e disegnato.
    Fra le molte cose rare che aveva in casa sua, vi era in una tela di
    rensa sottile il ritratto naturale d'Alberto Duro, di mano di esso
5   Alberto, che lo mandò, come altrove si è detto, a donare a Raffaello
    da Urbino; il qual ritratto era cosa rara, perché essendo colorito a
    guazzo con molta diligenza e fatto d'acquerelli, l'aveva finito Alberto
    senza adoperare biacca, et in quel cambio si era servito del bianco della tela, delle fila della quale, sottilissime, aveva tanto ben
    fatti i peli della barba, che era cosa da non potersi imaginare, non-
10   ché fare, et al lume traspareva da ogni lato: il quale ritratto, che a
    Giulio era carissimo, mi mostrò egli stesso per miracolo quando,
    vivendo lui, andai per mie bisogne a Mantova.
    Morto il duca Federigo, dal quale più che non si può credere
    era stato amato Giulio, se ne travagliò di maniera, che si sarebbe
15   partito di Mantova, se il cardinale fratello del Duca, a cui era rimaso
    il governo dello Stato per essere i figliuoli di Federigo piccolissimi,
    non l'avesse ritenuto in quella città, dove aveva moglie, figliuoli,
    case, villaggi e tutti altri commodi che ad agiato gentiluomo sono
    richiesti: e ciò fece il cardinale, oltre alle dette cagioni, per servirsi
20   del consiglio et aiuto di Giulio in rinovare e quasi far di nuovo tutto
    il Duomo di quella città. A che messo mano, Giulio lo condusse assai
    inanzi con bellissima forma.
    In questo tempo Giorgio Vasari, che era amicissimo di Giulio,
    se bene non si conoscevano se non per fama e per lettere, nell'anda-
25   re a Vinezia, fece la via per Mantova per vedere Giulio e l'opere
    sue; e così arrivato in quella città, andando per trovar l'amico senza
    essersi mai veduti, scontrandosi l'un l'altro si conobbono non altrimenti
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Edizione Torrentiniana
    altrui con la penna sùbito non esprimesse. Era d'ogni ordine di
30   buone qualità carico talmente, che la pittura pareva la minor virtù
    ch'egli avesse. Fece in Mantova in San Domenico una bellissima tavola
    d'un Cristo morto; e fece medesimamente fabbricare nel Duomo assai
    cose per il cardinale.
    Avvenne che il Duca si morì; et egli, per la benivolenza ch'e' portava
35   al cardinale et a quella patria, dove aveva moglie e figliuoli, benché de-
    siderasse tornare a Roma et andare in altre parti, mai non si partì di
    quivi, se non quanto o per muraglie per quello Stato o per altre cose im-
    portanti era costretto.
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