Volume 5

Edizione Giuntina
    storia, fa ornamento bellissimo al camino. Fece oltre ciò Giulio in
    quest'opera, per farla più spaventevole e terribile, che i Giganti
    grandi e di strana statura (essendo in diversi modi dai lampi e da'
    fùlgori percossi) rovinano a terra, e quale inanzi e quale a dietro si
5   stanno, chi morto, chi ferito e chi da monti e rovine di edifizii rico-
    perto. Onde non si pensi alcuno vedere mai opera di pennello più
    orribile e spaventosa né più naturale di questa; e chi entra in quella
    stanza, vedendo le finestre, le porte et altre così fatte cose torcersi
    e quasi per rovinare, et i monti e gl'edifizii cadere, non può non te-
10   mere che ogni cosa non gli rovini addosso, vedendo massimamente in
    quel cielo tutti gli Dii andare chi qua e chi là fuggendo; e quello che
    è in questa opera maraviglioso, è il veder tutta quella pittura non
    avere principio né fine, et attaccata tutta e tanto bene continuata
    insieme senza termine o tramezzo di ornamento, che le cose che sono
15   appresso de' casamenti paiono grandissime, e quelle che allontanano,
    dove sono paesi, vanno perdendo in infinito: onde quella stanza,
    che non è lunga più di quindi[ci] braccia, pare una campagna di
    paese; senzaché, essendo il pavimento di sassi tondi piccioli mu-
    rati per coltello, et il cominciare delle mura che vanno per
20   diritto dipinte de' medesimi sassi, non vi appare canto vivo, e viene
    a parere quel piano grandissima cosa. Il che fu fatto con molto giu-
    dizio e bell'arte da Giulio, al quale per così fatte invenzioni deveno
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Edizione Torrentiniana
    dentro sfuggivano, e quando da erbe e quando da sassi più grossi erano
    occupate et adorne. E perché la stanza aveva sopra tutto il cielo pieno di
25   nugoli, et intorno un paese che non aveva né fine né principio, sendo
    quella tonda, i monti si congiungevano, et i lontani chi più inanzi o più a
    dietro sfuggivano. Erano i Giganti grandi di statura, che da' lampi de'
    fólgori percossi ruinavano a terra, e quale inanzi e quale a dietro cadeva
    a quelle finestre, ch'erano diventate grotte overo edificî, e nel ruinarvi
30   sopra i Giganti le facevano cadere, onde chi morto e chi ferito e chi dai
    monti ricoperto, si scorgeva la strage e la ruina d'essi. Né si pensi mai
    uomo vedere di pennello cosa alcuna più orribile o spaventosa né più
    naturale: perché chi vi si trova dentro, veggendo le finestre torcere, i
    monti e gli edificî cadere insieme coi Giganti, dubita che essi e gli
35   edifizî non gli ruinino addosso. Onde si conosce in questa opera quanto il
    valore della invenzione e dell'arte abbia avuto origine da Giulio d'ima-
    ginare di nuovo quello che di antico maestro non si scrisse mai, come
    delle fatiche sue lodatissime per questa opera si veggono. Fece in questo
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