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mare Egeo, Stazio appresso alli Etiopi, l'Ariosto nell'Arabia. Dovun- |
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que si sia, basta che si finga un monte, qual se ne può imaginare uno, |
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dove siano sempre tenebre e non mai sole. A piè di esso una |
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concavità profonda, per dove passi un'acqua come morta, per mo- |
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strare che non mormori, e sia di color fosco, perciò che la fanno un |
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ramo di Lete. Dentro questa concavità sia un letto, il quale fingendo |
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d'essere d'ebano, sarà di color nero e di neri panni si cuopra. In que- |
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sto sia collocato il Sonno, un giovane di tutta bellezza, perché bel- |
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lissimo e placidissimo lo fanno, ignudo secondo alcuni, e secondo |
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alcuni altri vestito di due vesti, una bianca di sopra, l'altra nera di |
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sotto, con l'ali in su gl'omeri, e, secondo Stazio, ancora nella cima del |
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capo. Tenga sotto il braccio un corno, che mostri rovesciare sopra |
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'l letto un liquore livido per denotare oblivione, ancora che altri lo |
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facciano pieno di frutti. In una mano abbi la verga, nell'altra tre ve- |
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sciche di papavero. Dorma come infermo, col capo e con le membra |
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languide e come abandonato nel dormire. D'intorno al suo letto si |
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vegga Morfeo, Icalo e Fantaso, e gran quantità di Sogni, che tutti que- |
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sti sono suoi figliuoli. I Sogni siano certe figurette, altre di bell'aspetto, |
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altre di brutto, come quelli che parte dilettano e spaventano. Abbiano |
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l'ali ancor essi et i piedi storti come instabili et incerti, che se ne volino |
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e si girino intorno a lui, facendo come una rappresentazione con tra- |
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sformarsi in cose possibili et impossibili. Morfeo è chiamato da Ovi- |
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dio artefice e fingitore di figure, e però lo farei in atto di figurare ma- |
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schere di variati mostacci, ponendone alcune di esse a' piedi. Icalo |
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dicano che si trasforma esso stesso in più forme, e questo figurerei |
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per modo che nel tutto paresse uomo et avesse parti di fiera, di uc- |
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cello, di serpente, come Ovidio medesimo lo descrive. Fantaso voglia- |
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no che si trasmuti in diverse cose insensate, e questo si puole rappre- |
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sentare ancora, con le parole di Ovidio, parte di sasso, parte d'acqua, |
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parte di legno. Fingasi che in questo luogo siano due porti: una di |
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avorio, onde escano i sogni falsi, e una di corno, onde escano i veri; |
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et i veri sieno coloriti più distinti, più lucidi e meglio fatti; i falsi, |
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confusi, foschi et imperfetti. |
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«Nell'altro peduccio, tra la facciata da piè et a man destra, farete |
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Brinto, Dea de' vaticinii et interpretante de' sogni. Di questa non |
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truovo l'abito, ma la farei ad uso di Sibilla, asisa a piè di quell'olmo |
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descritto da Virgilio, sotto le cui frondi pone infinite imagini, mo- |
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strando che, sì come caggiano dalle sue fronde, così gli volino d'in- |
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torno nella forma che avemo loro data, e, come si è detto, quale più |
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chiare, quale più fosche, alcune interrotte, alcune confuse e certe svanite |