Volume 5

Edizione Giuntina
    molte opere che intendeva avere fatto e fare tuttavia il duca Cosimo,
    et il principio della sala grande che faceva Giorgio Vasari amico suo,
    mostrando una volta d'andare a Caprarola in servizio dell'opera che
    vi faceva, se ne venne, per un San Giovanni, a Fiorenza, in compa-
5   gnia di Tiberio Calcagni, giovane scultore et architetto fiorentino;
    dove, oltre la città, gli piacquero infinitamente l'opere di tanti scultori
    e pittori eccellenti, così antichi come moderni: e se non avesse avuto
    tanti carichi e tante opere alle mani, vi si sarebbe volentieri tratte-
    nuto qualche mese. Avendo dunque veduto l'apparecchio del Va-
10   sari per la detta sala, cioè quaranta quattro quadri grandi, di braccia
    quattro, sei, sette e dieci l'uno, nei quali lavorava figure per la mag-
    gior parte di sei et otto braccia, e con l'aiuto solo di Giovanni Strada
    fiamingo et Iacopo Zucchi, suoi creati, e Battista Naldini, e tutto es-
    sere stato condotto in meno d'un anno, n'ebbe grandissimo piacere
15   e prese grand'animo. Onde ritornato a Roma, messe mano alla detta
    capella della Trinità, con animo d'avere a vincere sé stesso nelle sto-
    rie che vi andavano di Nostra Donna, come si dirà poco appresso.
    Ora Federigo, se bene era sollecitato a tornarsene da Vinezia, non
    poté non compiacere e non starsi quel carnovale in quella città in
20   compagnia d'Andrea Palladio architetto; il quale avendo fatto alli si-
    gnori della Compagnia della Calza un mezzo teatro di le-
    gname, a uso di colosseo, nel quale si aveva da recitare una tragedia,
    fece fare nell'apparato a Federigo dodici storie grandi, di sette piedi
    e mez[z]o l'una per ogni verso, con altre infinite cose de' fatti d'Ircano,
25   re di Ierusalem, secondo il soggetto della tragedia. Nella quale ope-
    ra acquistò Federigo onore assai per la bontà di quella e prestezza
    con la quale la condusse. Dopo, andando il Palladio a fondare nel
    Friuli il palazzo di Civitale, di cui aveva già fatto il modello, Fede-
    rigo andò con esso lui per vedere quel paese, nel quale disegnò molte
30   cose che gli piacquero. Poi, avendo veduto molte cose in Verona et
    in molte altre città di Lombardia, se ne venne finalmente a Firenze,
    quando a punto si facevano ricchissimi apparati e maravigliosi per
    la venuta della reina Giovanna d'Austria. Dove arrivato, fece, come
    volle il signore Duca, in una grandissima tela che copriva la scena
35   in testa della sala, una bellissima e capricciosa Caccia di colori et al-
    cune storie di chiaro scuro per un arco, che piacquero infinitamente.
    Da Firenze andato a Sant'Agnolo a rivedere gli amici e ' parenti,
    arrivò finalmente in Roma alli XVI del vegnente genaio; ma fu di poco
    soccorso in quel tempo a Taddeo, perciò che la morte di papa Pio
40   Quarto, e poi quella del cardinal Sant'Agnolo, interroppero l'opera
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