Volume 5

Edizione Giuntina
    palazzo de' Farnesi, cioè mancando due storie nell'entrata dirim-
    petto al finestrone, le diede a fare il cardinale Sant'Agnolo, Farnese, a
    Taddeo, che le condusse molto bene a fine; ma non però passò Fran-
    cesco, né anco l'arrivo nell'opere fatte da lui nella medesima stanza,
5   come alcuni maligni et invidiosi erano andati dicendo per Roma, per
    diminuire con false calumnie la gloria del Salviati. E se bene Taddeo
    si difendeva con dire che aveva fatto fare il tutto a' suoi garzoni e che
    non era in quell'opera di sua mano se non il disegno e poche altre
    cose, non furono cotali scuse accettate, perciò che non si deve
10   nelle concorrenzie, da chi vuole alcuno superare, mettere in mano il
    valore della sua virtù e fidarlo a persone deboli, però che si va a per-
    dita manifesta. Conobbe adunque il cardinale Sant'Agnolo, uomo
    veramente di sommo giudizio in tutte le cose e di somma bontà, quan-
    to aveva perduto nella morte del Salviati; imperò che, se bene era su-
15   perbo, altiero e di mala natura, era nelle cose della pittura veramente
    eccellentissimo. Ma tuttavia, essendo mancati in Roma i più eccellen-
    ti, si risolvé quel signore, non ci essendo altri, di dare a dipignere la
    sala maggiore di quel palazzo a Taddeo, il quale la prese volentieri,
    con speranza di avere a mostrare con ogni sforzo quanta fusse la virtù
20   e saper suo.
    Aveva già Lorenzo Pucci fiorentino, cardinal Santiquattro, fatta
    fare nella Trinità una capella e dipignere da Perino dal Vaga tutta la
    volta, e fuori certi Profeti, con due putti che tenevano l'arme di quel
    cardinale. Ma essendo rimasa imperfetta e mancando a dipignersi
25   tre facciate, morto il cardinale, que' padri, senza aver rispetto al giu-
    sto e ragionevole, venderono all'arcivescovo di Corfù la detta capella,
    che fu poi data dal detto arcivescovo a dipignere a Taddeo. Ma quan-
    do pure, per qualche cagione e rispetto della chiesa, fusse stato ben
    fatto trovar modi di finire la capella, dovevano almeno in quella par-
30   te che era fatta non consentire che si levasse l'arme del cardinale per
    farvi quella del detto arcivescovo, la quale potevano mettere in altro
    luogo e non far ingiuria così manifesta alla buona mente di quel car-
    dinale. Per aversi dunque Taddeo tant'opere alle mani, ogni dì sol-
    lecitava Federigo a tornarsene da Venezia. Il quale Federigo, dopo
35   aver finita la capella del patriarca, era in pratica di tòrre a dipignere
    la facciata principale della sala grande del Consiglio, dove già dipinse
    Antonio Viniziano. Ma le gare e le contrarietà che ebbe dai pittori
    veniziani furno cagione che non l'ebbero né essi, con tanti lor favori,
    né egli parimente.
40   In quel mentre Taddeo, avendo disiderio di vedere Fiorenza e le
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