Volume 5

Edizione Giuntina
    gli ordinò il cardinale dugento scudi l'anno di provisione. Per lo che
    Taddeo avendo così onorato trattenimento e l'appoggio di tanto si-
    gnore, si risolvé a posare l'animo et a non volere più pigliare per Ro-
    ma, come insino allora aveva fatto, ogni basso lavoro, e massimamen-
5   te per fuggire il biasimo che gli davano molti dell'arte, dicendo che
    con certa sua avara rapacità pigliava ogni lavoro per guadagnare con
    le braccia d'altri quello ch'a molti sarebbe stato onesto trattenimento
    da potere studiare, come aveva fatto egli nella sua prima giovanezza.
    Dal quale biasimo si difendeva Taddeo con dire che lo faceva per
10   rispetto di Federigo e di quell'altro suo fratello che aveva alle spalle,
    e voleva che con l'aiuto suo imparasseno.
    Risolutosi dunque a servire Farnese et a finire la capella di San
    Marcello, fece dare da messer Tizio da Spoleti, maestro di casa del
    detto cardinale, a dipignere a Federigo la facciata d'una sua casa,
15   che aveva in sulla piazza della Dogana, vicina a Santo Eustachio; al
    quale Federigo fu ciò carissimo, perciò che non aveva mai altra cosa
    tanto desiderato quanto d'avere alcun lavoro sopra di sé. Fece dun-
    que di colori in una facciata la storia di Santo Eustachio quando si
    battezza insieme con la moglie e con i figliuoli, che fu molto buon'o-
20   pera; e nella facciata di mezzo fece il medesimo Santo, che caccian-
    do vede fra le corna d'un cervio Iesù Cristo crucifisso. Ma perché
    Federigo quando fece quest'opera non aveva più che 28 anni, Tad-
    deo, che pure considerava quell'opera essere in luogo publico e che
    importava molto all'onore di Federigo, non solo andava alcuna volta
25   a vederlo lavorare, ma anco talora voleva alcuna cosa ritoccare e rac-
    conciare. Per che Federigo, avendo un pezzo avuto pacienzia, final-
    mente traportato una volta dalla collera, come quegli che arebbe
    voluto fare da sé, prese la martellina e gittò in terra non so che, che
    aveva fatto Taddeo, e per isdegno stette alcuni giorni che non tornò a
30   casa. La qual cosa intendendo gl'amici dell'uno e dell'altro, fecciono
    tanto che si rapattumarono, con questo, che Taddeo potesse cor-
    reggere e mettere mano nei disegni e cartoni di Federigo a suo pia-
    cimento, ma non mai nell'opere ch'e' facesse o a fresco o a olio o in
    altro modo. Avendo dunque finita Federigo l'opera di detta casa, ella
35   gli fu universalmente lodata e gl'acquistò nome di valente pittore.
    Essendo poi ordinato a Taddeo che rifacesse nella sala de' palafre-
    neri quegl'Apostoli che già vi avea fatto di terretta Raffaello, e da
    Paolo Quarto erano stati gettati per terra, Taddeo, fattone uno, fece
    condurre tutti gli altri da Federigo suo fratello, che si portò molto
40   bene; e dopo feciono insieme nel palazzo di Araceli un fregio colorito
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