Volume 5

Edizione Giuntina
    commodo di potere disegnare alcune carte che quel suo maestraccio
    aveva di mano di Raffaello da Urbino.
    Per queste e molt'altre stranezze partitosi Taddeo da Giovampie-
    ro, si risolvette a stare da per sé et andarsi riparando per le botteghe
5   di Roma, dove già era conosciuto, una parte della settimana spen-
    dendo in lavorare a opere per vivere, et un'altra in disegnando, e
    particularmente l'opere di mano di Raffaello, che erano in casa d'A-
    gostino Chigi et in altri luoghi di Roma. E perché molte volte, sopra-
    giugnendo la sera, non aveva dove in altra parte ritirarsi, si riparò
10   molte notti sotto le logge del detto Chigi et in altri luoghi simili. I
    quali disagi gli guastorno in parte la complessione, e se non l'avesse
    la giovinezza aiutato, l'arebbono ucciso del tutto. Con tutto ciò ama-
    landosi e non essendo da Francesco Sant'Agnolo suo parente più
    aiutato di quello che fosse stato altra volta, se ne tornò a Sant'Agnolo
15   a casa il padre, per non finire la vita in tanta miseria quanta quella
    era in che si trovava. Ma per non perdere oggi mai più tempo in cose
    che non importano più che tanto, e bastando avere mostrato con
    quanta difficultà e disagi acquistasse, dico che Taddeo, finalmente
    guarito e tornato a Roma, si rimesse a' suoi soliti studii (ma con aver-
20   si più cura che per l'adietro fatto non aveva), e sotto un Iacopone
    imparò tanto, che venne in qualche credito; onde il detto Francesco
    suo parente, che così empiamente si era portato verso lui, veggendolo
    fatto valent'uomo, per servirsi di lui si rapatumò seco e cominciarono
    a lavorare insieme, essendosi Taddeo, che era di buona natura, tutte
25   l'ingiurie dimenticato. E così, facendo Taddeo i disegni et ambidui
    lavorando molti fregi di camere e logge a fresco, si andavano giovan-
    do l'uno all'altro.
    Intanto Daniello da Parma pittore, il quale già stette molti anni
    con Antonio da Coreggio et avea avuto pratica con Francesco Maz-
30   zuoli parmigiano, avendo preso a fare a Vitto, di là di Sore, nel princi-
    pio dell'Abruzzo una chiesa a fresco per la capella di Santa Maria,
    prese in suo aiuto Taddeo conducendolo a Vitto. Nel che fare, se be-
    ne Daniello non era il migliore pittore del mondo, aveva nondimeno,
    per l'età e per avere veduto il modo di fare del Coreggio e del Parmi-
35   giano, e con che morbidezza conducevano le loro opere, tanta pratica,
    che mostrandola a Taddeo et insegnandogli, gli fu di grandissimo
    giovamento con le parole, non altrimenti che un altro arebbe fatto
    con l'operare. Fece Taddeo in quest'opera, che aveva la volta a croce,
    i quattro Evangelisti, due Sibille, duoi Profeti, e quattro storie non
40   molto grandi di Iesù Cristo e della Vergine sua Madre.
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