Volume 5

Edizione Giuntina
    che non fece. Fu suo creato ancora Roviale spagnuolo, che fece
    molte opere seco, e da sé nella chiesa di Santo Spirito di Roma una
    tavola, dentrovi la Conversione di San Paolo.
    Volle anco gran bene il Salviati a Francesco di Girolamo dal Prato,
5   in compagnia del quale, come si è detto di sopra, essendo anco fan-
    ciullo, attese al disegno. Il quale Francesco fu di bellissimo ingegno
    e disegnò meglio che altro orefice de' suoi tempi, e non fu inferiore a
    Girolamo suo padre, il quale di piastra d'argento lavorò meglio qua-
    lunche cosa che altro qual si volesse suo pari. E, secondo che dicono,
10   veniva a costui fatto agevolmente ogni cosa; perciò che battuta la
    piastra d'argento con alcuni stozzi, e quella messo sopra un pezzo
    d'asse, e sotto cera, sego e pece, faceva una materia fra il duro et il
    tenero, la quale spignendo con ferri in dentro et in fuori, gli faceva
    riuscire quello che voleva, teste, petti, braccia, gambe, schiene e qua-
15   lunche altra cosa voleva o gli era addimandata da chi faceva far voti
    per appendergli a quelle sante imagini che in alcun luogo,
    dove avessero avuto grazie o fussero stati esauditi, si ritrovavano.
    Questo Francesco dunque, non attendendo solamente a fare boti,
    come faceva il padre, lavorò anco di tausia et a commettere nell'ac-
20   ciaio oro et argento alla damaschina, facendo fogliami, lavori, figure e
    qualunche altra cosa voleva. Della qual sorte di lavoro fece un'arma-
    dura intera e bellissima da fante a piè al duca Alessandro de' Medici.
    E fra molte altre medaglie che fece il medesimo, quelle furono di sua
    mano, e molto belle, che con la testa del detto duca Alessandro fu-
25   rono poste ne' fondamenti della fortezza della Porta a Faenza, insieme
    con altre, nelle quali era da un lato la testa di papa Clemente Settimo
    e dall'altro un Cristo ignudo con i flagelli della sua passione. Si di-
    lettò anco Francesco dal Prato delle cose di scultura, e gittò alcune
    figurette di bronzo, le quali ebbe il duca Alessandro, che furono gra-
30   ziosissime. Il medesimo rinettò e condusse a molta perfezione quat-
    tro figure simili, fatte da Baccio Bandinelli, cioè una Leda, una Ve-
    nere e un Ercole et un Apollo, che furono date al medesimo Duca. Di-
    spiacendo adunque a Francesco l'arte dell'orefice e non potendo at-
    tendere alla scultura, che ha bisogno di troppe cose, si diede, avendo
35   buon disegno, alla pittura; e perché era persona che praticava poco,
    né si curava che si sapesse più che tanto che egli attendesse alla pit-
    tura, lavorò da sé molte cose. Intanto, come si disse da principio, ve-
    nendo Francesco Salviati a Firenze, lavorò, nelle stanze che costui
    teneva nell'Opera di Santa Maria del Fiore, il quadro di messer Ala-
40   manno. Onde con questa occasione vedendo costui il modo di fare
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