Volume 5

Edizione Giuntina
    ricco, abondante e copiosissimo nell'invenzione di tutte le cose e
    universale in tutte le parti della pittura. Dava alle sue teste, di tutte le
    maniere, bellissima grazia, e possedeva gli ignudi bene quanto altro
    pittore de' tempi suoi. Ebbe nel fare de' panni una molto
5   graziata e gentile maniera, acconciandogli in modo che si vedeva sem-
    pre, nelle parti dove sta bene, l'ignudo, et abbigliando sempre con
    nuovi modi di vestiri le sue figure; fu capriccioso e vario nell'accon-
    ciature de' capi, ne' calzari et in ogni altra sorte d'ornamenti. Maneg-
    giava i colori a olio, a tempera et a fresco in modo che si può affer-
10   mare lui essere stato uno de' più valenti, spediti, fieri e solleciti arte-
    fici della nostra età; e noi, che l'abbiamo praticato tanti anni, ne pos-
    siamo fare rettamente testimonianza. Et ancora che fra noi sia stata
    sempre, per lo desiderio che hanno i buoni artefici di passare l'un
    l'altro, qualche onesta emulazione, non però mai, quanto all'interesse
15   dell'amicizia appartiene, è mancato fra noi l'affezzione e l'amore: se
    bene, dico, ciascuno di noi a concorrenza l'un dell'altro ha lavorato
    ne' più famosi luoghi d'Italia, come si può vedere in un infinito nu-
    mero di lettere che appresso di me sono, come ho detto, di mano di
    Francesco. Era il Salviati amorevole di natura, ma sospettoso, facile
20   a credere ogni cosa, acuto, sottile e penetrativo; e quando si metteva a
    ragionare d'alcuni delle nostre arti, o per burla o da dovero, offendeva
    alquanto, e talvolta toccava insino in sul vivo. Piacevagli il praticare
    con persone letterate e con grand'uomini, et ebbe sempre in odio gl'ar-
    tefici plebei, ancorché fussino in alcuna cosa virtuosi. Fuggiva certi
25   che sempre dicono male, e quando si veniva a ragionamento di loro, gli
    lacerava senza rispetto; ma sopra tutto gli dispiacevano le giunterìe
    che fanno alcuna volta gl'artefici, delle quali, essendo stato in Fran-
    cia et uditone alcune, sapeva troppo bene ragionare. Usava alcuna
    volta (per meno essere offeso dalla malinconia) trovarsi con gl'amici
30   e far forza di star allegro. Ma finalmente quella sua sì fatta natura
    irresoluta, sospettosa e soletaria non fece danno se non a lui. Fu suo
    grandissimo amico Manno fiorentino, orefice in Roma, uomo raro nel
    suo esercizio et ottimo per costumi e bontà; e perché egli è carico di
    famiglia, se Francesco avesse potuto disporre del suo e non avesse
35   spese tutte le sue fatiche in ufficii per lasciargli al Papa, ne arebbe
    fatto gran parte a questo uomo da bene et artefice eccellente. Fu pari-
    mente suo amicissimo il sopradetto Aveduto dell'Aveduto vaiaio, il
    quale fu a Francesco il più amorevole et il più fedele di quanti altri
    amici avesse mai; e se fusse costui stato in Roma quando Francesco
40   morì, si sarebbe forse in alcune cose con migliore consiglio governato
- pagina 533 -
pagina precedentepagina successiva