Volume 5

Edizione Giuntina
    una a Livio da Forlì, un'altra a Orazio da Bologna, una a
    Girolamo Sermoneta, e l'altre ad altri; la qual cosa avisando Francesco
    a Giorgio e dimandando se era bene che seguitasse quella che avea
    cominciata, gli fu risposto che sarebbe stato ben fatto, dopo tanti
5   disegni piccoli e cartoni grandi, che n'avesse finita una, nonostante
    che a tanti da molto meno di lui fusse stata allogata la maggior parte,
    e che facesse sforzo d'avicinarsi con l'operare, quanto potesse il più,
    alle pitture della facciata e volta del Buonarroto nella capella di Sisto
    et a quelle della Paulina; perciò che veduta che fusse stata la sua, si
10   sarebbono l'altre mandate a terra e tutte con sua molta gloria allogate
    a lui: avvertendolo a non curarsi né d'utile né di danari o dispiacere
    che gli fusse fatto da chi governava quell'opera, però che troppo più
    importa l'onore che qualunche altra cosa. Delle quali tutte lettere e
    proposte e risposte ne sono le copie e gl'originali fra quelle che ten-
15   ghiamo noi per memoria di tant'uomo, nostro amicissimo, e per quel-
    le che di nostra mano deono essere state fra le sue cose ritrovate.
    Stando Francesco, dopo queste cose, sdegnato e non ben risoluto
    di quello che fare volesse, afflitto dell'animo, malsano del corpo e
    indebolito dal continuo medicarsi, si amalò finalmente del male della
20   morte, che in poco tempo il condusse all'estremo, senza avergli dato
    tempo di potere disporre delle sue cose interamente. A un suo creato
    chiamato Annibale, figliuolo di Nanni di Baccio Bigio, lasciò scudi
    sessanta l'anno in sul Monte delle Farine, quattordici quadri e tutti i
    disegni et altre cose dell'arte. Il resto delle sue cose lasciò a suor Ga-
25   briella sua sorella monaca, ancorché io intenda che ella non ebbe, co-
    me si dice, del sacco le corde; tuttavia le dovette venire in mano un
    quadro dipinto sopra tela d'argento con un ricamo intorno, il quale
    aveva fatto per lo re di Portogallo, o di Polonia che e' si fusse, e lo
    lasciò a lei, acciò il tenesse per memoria di lui. Tutte l'altre cose, cioè
30   gl'ufficii che aveva dopo intolerabili fatiche comperati, tutti si perde-
    rono. Morì Francesco il giorno di San Martino, a dì 11 di novembre
    l'anno 1563; e fu sepolto in San Ieronimo, chiesa vicina alla casa dove
    abitava.
    Fu la morte di Francesco di grandissimo danno e perdita all'arte,
35   perché, se bene aveva cinquanta quattro anni et era malsano, ad ogni
    modo continuamente studiava e lavorava, et in questo ultimo s'era
    dato a lavorare di musaico, e si vede che era capriccioso et avrebbe
    voluto far molte cose; e s'egli avesse trovato un principe che avesse
    conosciuto il suo umore e datogli da far lavori secondo il suo capric-
40   cio, avrebbe fatto cose maravigliose, perché era, come abbiam detto,
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