Volume 5

Edizione Giuntina
    Papa in ciò acconsentiva, dispiacquero tanto a Francesco, che tutto
    sdegnato si tolse giù dal lavoro e dalle contenzioni, parendogli che
    poca stima fusse fatta di lui; e così montato a cavallo, senza far motto
    a niuno, se ne venne a Fiorenza: dove tutto fantastico, senza tener
5   conto d'amico che avesse, si pose in uno albergo, come non fusse sta-
    to di questa patria e non vi avesse né conoscenza né chi fusse in cosa
    alcuna per lui. Dopo, avendo baciato le mani al Duca, fu in modo ac-
    carezzato, che si sarebbe potuto sperare qualche cosa di buono, se
    Francesco fusse stato d'altra natura e si fusse attenuto al consiglio di
10   Giorgio, il quale lo consigliava a vendere gl'uffici che aveva in Roma
    e ridursi in Fiorenza a godere la patria e gl'amici, per fuggire il peri-
    colo di perdere, insieme con la vita, tutto il frutto del suo sudore e
    fatiche intollerabili. Ma Francesco, guidato dal senso, dalla còllora
    e dal desiderio di vendicarsi, si risolvette volere tornare a Roma ad
15   ogni modo fra pochi giorni. Intanto, levandosi di su quell'albergo a'
    prieghi degl'amici, si ritirò in casa di messer Marco Finale priore di
    Santo Apostolo, dove fece, quasi per passarsi tempo, a messer Iacopo
    Salviati, sopra tela d'argento, una Pietà colorita con la Nostra Donna
    e l'altre Marie, che fu cosa bellissima. Rinfrescò di colori un tondo
20   d'arme ducale, che altra volta avea fatta e posta sopra la porta del pa-
    lazzo di messer Alamanno; et al detto messer Iacopo fece un bellis-
    simo libro di abiti bizarri et acconciature diverse d'uomini e cavalli
    per mascherate; per che ebbe infinite cortesie dall'amorevolezza di
    quel signore, che si doleva della fantastica e strana natura di France-
25   sco, il quale non poté mai questa volta, come l'altre avea fatto, tirar-
    selo in casa.
    Finalmente avendo Francesco a partire per Roma, Giorgio, come
    amico, gli ricordò che essendo ricco, d'età, mal complessionato e poco
    più atto alle fatiche, badasse a vivere quietamente e lasciare le gare e
30   le contenzioni: il che arebbe potuto fare commodamente, avendosi
    acquistato roba et onore a bastanza, se non fusse stato troppo avaro
    e disideroso di guadagnare. Lo confortò oltre ciò a vendere
    gran parte degl'ufficii che aveva et a accommodare le sue cose, in mo-
    do che in ogni bisogno o accidente che venisse, potesse ricordarsi
35   degli amici e di coloro che l'avevano con fede e con amore servito.
    Promise Francesco di ben fare e dire, e confessò che Giorgio gli dice-
    va il vero; ma come al più degl'uomini adiviene, che dànno tempo al
    tempo, non ne fece altro.
    Arrivato Francesco in Roma, trovò che il cardinale Emulio aveva
40   allogate le storie della sala e datone due a Taddeo Zucchero da Sant'Agnolo,
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