Volume 5

Edizione Giuntina
    del Sole, che aveva disegnato Michelagnolo. Le quali tutte cose
    mostrò il Salviati a Giorgio, che dopo la morte del duca Alessandro
    era andato a Roma per due mesi, dicendogli che finito che avesse un
    quadro d'un San Giovanni giovinetto, che faceva al cardinale Sal-
5   viati suo signore, et una Passione di Cristo in tele, che s'aveva a man-
    dare in Ispagna, et un quadro di Nostra Donna, che faceva a Raffael-
    lo Acciaiuoli, voleva dare di volta a Fiorenza a rivedere la patria, i
    parenti e gl'amici, essendo anco vivo il padre e la madre, ai quali fu
    sempre di grandissimo aiuto, e massimamente in allogare due sue
10   sorelle, una delle quali fu maritata e l'altra è monaca nel monasterio
    di Monte Domini.
    Venendo dunque a Firenze, dove fu con molta festa ricevuto dai
    parenti e dagl'amici, s'abbatté apunto a esservi quando si faceva l'ap-
    parato per le nozze del duca Cosimo e della signora donna Leonora
15   di Tolledo. Per che essendogli data a fare una delle già dette storie
    che si feciono nel cortile, l'accettò molto volentieri: che fu quella
    dove l'imperatore mette la corona ducale in capo al duca Cosimo. Ma
    venendo voglia a Francesco, prima che l'avesse finita, d'andare a Vi-
    nezia, la lasciò a Carlo Portegli da Loro, che la finì secondo il disegno
20   di Francesco; il quale disegno, con molti altri del medesimo, è nel
    nostro Libro.
    Partito Francesco di Firenze e condottosi a Bologna, vi trovò Gior-
    gio Vasari, che di due giorni era tornato da Camaldoli, dove aveva
    finito le due tavole che sono nel tramezzo della chiesa e cominciata
25   quella dell'altare maggiore, e dava ordine di fare tre tavole grandi per
    lo refettorio de' padri di San Michele in Bosco, dove tenne seco Fran-
    cesco due giorni. Nel qual tempo fecero opera alcuni amici suoi che
    gli fusse allogata una tavola che avevano da far fare gl'uomini dello
    Spedale della Morte; ma con tutto che il Salviati ne facesse un bellis-
30   simo disegno, quegl'uomini, come poco intendenti, non seppono co-
    noscere l'occasione che loro aveva mandata messer Domenedio di po-
    tere avere un'opera di mano d'un valent'uomo in Bologna. Per che
    partendosi Francesco quasi sdegnato, lasciò in mano di Girolamo Fa-
    giuoli alcuni disegni molto begli perché gl'intagliasse in rame e gli
35   facesse stampare. E giunto in Vinezia, fu raccolto cortesemente dal
    patriarca Grimani e da messer Vettor suo fratello, che gli fecero infi-
    nite carezze. Al quale patriarca dopo pochi giorni fece a olio, in uno
    ottangolo di quattro braccia, una bellissima Psiche alla quale, come a
    Dea, per le sue bellezze sono offerti incensi e voti; il quale
40   ottangolo fu posto in un salotto della casa di quel signore, dove è
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