Volume 5

Edizione Giuntina
    d'Alessandro Magno, che furono poi in Fiandra messe in opera di
    panni d'arazzo. Fece al medesimo signor di Nepi una grande e bel-
    lissima stufa con molte storie e figure lavorate in fresco. Dopo, essen-
    do il medesimo fatto duca di Castro, nel fare la prima entrata fu fatto
5   con ordine di Francesco un bellissimo e ricco apparato in quella città,
    et un arco alla porta tutto pieno di storie e di figure e statue fatte con
    molto giudizio da valentuomini, et in particolare da Alessandro detto
    Scherano, scultore da Settignano. Un altro arco a uso di facciata fu
    fatto al Petrone, et un altro alla piazza, che quanto al legname furono
10   condotti da Batista Botticegli; et oltre all'altre cose, fece in questo
    apparato Francesco una bella scena e prospettiva per una comedia
    che si recitò.
    Avendo ne' medesimi tempi Giulio Camillo, che allora si trovava
    in Roma, fatto un libro di sue composizioni per mandarlo al re Fran-
15   cesco di Francia, lo fece tutto storiare a Francesco Salviati, che vi mi-
    se quanta più diligenza è possibile mettere in simile opera. Il cardinal
    Salviati, avendo disiderio avere un quadro di legni tinti, cioè di tarsia,
    di mano di fra' Damiano da Bergamo, converso di S. Domenico di
    Bologna, gli mandò un disegno come volea che lo facesse, di mano di
20   Francesco, fatto di lapis rosso; il quale disegno, che rappresentò il
    re Davit unto da Samuello, fu la miglior cosa e veramente rarissima
    che mai disegnasse Cecchino Salviati. Dopo, Giovanni da Cepperello
    e Battista gobbo da San Gallo, avendo fatto dipignere a Iacopo del
    Conte fiorentino, pittore allora giovane, nella Compagnia della Mise-
25   ricordia de' Fiorentini di San Giovanni Dicollato sotto il Campido-
    glio in Roma, cioè nella seconda chiesa dove si ragunano, una storia
    di detto San Giovanni Battista, cioè quando l'Angelo nel
    tempio appare a Zaccheria, feciono i medesimi sotto quella fare da
    Francesco un'altra storia del medesimo Santo, cioè quando la No-
30   stra Donna visita Santa Lisabetta. La quale opera, che fu finita l'anno
    1538, condusse in fresco di maniera, ch'ella è fra le più graziose e
    meglio intese pitture che Francesco facesse mai, da essere annoverata
    nell'invenzione, nel componimento della storia e nell'osservanza et
    ordine del diminuire le figure con regola, nella prospettiva et archi-
35   tettura de' casamenti, negl'ignudi, ne' vestiti, nella grazia delle teste,
    et insomma in tutte le parti: onde non è maraviglia se tutta Roma ne
    restò ammirata. Intorno a una finestra fece alcune capricciose bizzar-
    rie finte di marmo, et alcune storiette, che hanno grazia maravigliosa.
    E perché non perdeva Francesco punto di tempo, mentre lavorò que-
40   st'opera fece molte altre cose e disegni, e colorì un Fetonte con i cavalli
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