Volume 5

Edizione Giuntina
    quattro dal frate, che vi fece di sua mano un San Piero et un San
    Paulo, che furono due grandi e molto buone figure. Doveva anco fare
    in testa della cappella maggiore un Cristo di marmo con ricchissimo
    ornamento intorno, e sotto ciascuna delle statue degl'Apostoli una
5   storia di basso rilievo; ma per allora non fece altro.
    In sulla piazza del medesimo Duomo ordinò con bella architet-
    tura il tempio di San Lorenzo, che gli fu molto lodato. In sulla marina
    fu fatta di suo ordine la torre del fanale. E mentre che queste cose si
    tiravano innanzi, fece condurre in San Domenico per il capitan Cicala
10   una cappella, nella quale fece di marmo una Nostra Donna grande
    quanto il naturale; e nel chiostro della medesima chiesa, alla cappella
    del signor Agnolo Borsa, fece in marmo di basso rilievo una storia, che
    fu tenuta bella e condotta con molta diligenza. Fece anco condurre
    per lo muro di Santo Agnolo acqua per una fontana, e vi fece di sua
15   mano un putto di marmo grande, che versa in un vaso molto adorno
    e benissimo accomodato, che fu tenuta bell'opera; et al muro
    della Vergine fece un'altra fontana, con una Vergine di sua mano
    che versa acqua in un pilo; e per quella che è posta al palazzo del
    signor don Filippo Laroca fece un putto maggiore del naturale d'una
20   certa pietra che s'usa in Messina: il qual putto, che è in mezzo a certi
    mostri et altre cose marittime, getta acqua in un vaso. Fece di marmo
    una statua di quattro braccia, cioè una Santa Caterina martire, molto
    bella, la quale fu mandata a Tarumezia, luogo lontano da Messina 24
    miglia.
25   Furono amici di fra Giovann'Agnolo, mentre stette in Messina, il
    detto signor don Filippo Laroca e don Francesco della medesima
    famiglia, messer Bardo Corsi, Giovanfrancesco Scali e messer Lo-
    renzo Borghini, tutti tre gentiluomini fiorentini allora in Messina,
    Serafino da Fermo et il signor gran mastro di Rodi, che più volte fece
30   opera di tirarlo a Malta e farlo cavalieri; ma egli rispose non volere
    confinarsi in quell'isola: senzaché pur alcuna volta, conoscendo che
    faceva male a stare senza l'abito della sua religione, pensava di tor-
    nare; e nel vero so io che, quando bene non fusse stato in un certo
    modo forzato, era risoluto ripigliarlo e tornare a vivere da buono re-
35   ligioso.
    Quando adunque al tempo di papa Paulo Quarto, l'anno 1557,
    furono tutti gl'apostati, overo sfratati, astretti a tornare alle loro reli-
    gioni sotto gravissime pene, fra' Giovann'Agnolo lasciò l'opere che
    avea fra mano et in suo luogo Martino suo creato, e da Messina del
40   mese di maggio se ne venne a Napoli per tornare alla sua religione de'
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