Volume 5

Edizione Giuntina
    che parea che gl'avesse fatto di aver promesso voler fare la
    statua del Doria, disobligato che fusse dal Duca. Fu anco openione
    che il favore del Tribolo, il quale faceva gl'ornamenti di Castello,
    non fussero d'alcun giovamento al frate; il quale, comunche si fusse,
5   vedendosi essere bistrattato dal Riccio, come collerico e sdegnoso, se
    n'andò a Genova, dove dal cardinale Doria e dal principe gli fu al-
    logata la statua di esso principe che dovea porsi in sulla piazza Doria.
    Alla quale avendo messo mano, senza però intralasciare del tutto l'ope-
    ra del Sanazaro, mentre il Tadda lavorava a Carrara il resto degl'in-
10   tagli e del quadro, la finì con molta sodisfazione del principe e de'
    Genovesi. E se bene la detta statua era stata fatta per dovere essere
    posta in sulla piazza Doria, fecero nondimeno tanto i Genovesi, che a
    dispetto del frate ella fu posta in sulla piazza della Signoria, nono-
    stante che esso frate dicesse che, avendola lavorata perché stesse iso-
15   lata sopra un basamento, ella non poteva star bene né avere la sua
    veduta a canto a un muro. E per dire il vero, non si può far peggio
    che mettere un'opera fatta per un luogo in un altro, essendo che l'ar-
    tefice nell'operare si va, quanto ai lumi e le vedute, accomodando al
    luogo dove dee essere la sua o scultura o pittura collocata. Dopo ciò,
20   vedendo i Genovesi e piacendo molto loro le storie et altre figure fatte
    per la sepoltura del Sanazaro, vollono che il frate facesse per la loro
    chiesa catedrale un San Giovanni Evangelista, che, finito, piacque
    loro tanto che ne restarono stupefatti.
    Da Genova partito finalmente fra' Giovann'Agnolo, andò a Napoli,
25   dove nel luogo già detto mise sù la sepoltura detta del Sanazaro, la
    quale è così fatta. In sui canti da basso sono due piedistalli, in cia-
    scuno de' quali è intagliata l'arme di esso Sanazaro, e nel mezzo di
    questi è una lapide di braccia uno e mezzo, nella quale è intagliato
    l'epitaffio che Iacopo stesso si fece, sostenuto da due puttini. Dipoi,
30   sopra ciascuno dei detti piedistalli, è una statua di marmo tonda a
    sedere, alta quattro braccia, cioè Minerva et Apollo; et in mezzo a
    queste, fra l'ornamento di due mensole che sono dai lati, è una storia
    di braccia due e mezzo per ogni verso, dentro la quale sono intagliati
    di basso rilievo Fauni, Satiri, Ninfe, et altre figure che suonano e
35   cantano, nella maniera che ha scritto nella sua dottissima Arcadia di
    versi pastorali quell'uomo eccellentissimo. Sopra questa storia è po-
    sta una cassa tonda di bellissimo garbo e tutta intagliata et adorna
    molto, nella quale sono l'ossa di quel poeta; e sopra essa, in sul mezzo,
    è in una basa la testa di lui ritratta dal vivo, con queste parole a piè:
40   ACTIUS SINCERUS , accompagnata da due putti con l'ale a uso d'Amori,
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