Volume 5

Edizione Giuntina
    quale avendo di ciò alcuno sentore avuto, e non parendogli che ad
    uomo religioso, come egli era, istesse bene adoperarsi in cose di guer-
    ra, fece intendere a' detti essecutori che farebbe quell'opera o in Car-
    rara o in Fiorenza, e ch'ella sarebbe al promesso tempo condotta e
5   murata al luogo suo.
    Così dunque condottosi da Napoli a Fiorenza, gli fu sùbito fatto
    intendere dalla signora donna Maria, madre del duca Cosimo, che
    egli finisse il S. Cosimo che già aveva cominciato con ordine del Buo-
    narroto per la sepoltua del magnifico Lorenzo Vecchio. Onde rimes-
10   sovi mano, lo finì; e ciò fatto, avendo il Duca fatto fare gran parte de'
    condotti per la fontana grande di Castello sua villa, et avendo quella
    ad avere per finimento un Ercole in cima che facesse scoppiare An-
    teo, a cui uscisse in cambio del fiato acqua di bocca che andasse in
    alto, fu fattone fare al frate un modello assai grandetto: il quale pia-
15   cendo a Sua Eccellenza, fu comessogli che lo facesse et andasse a
    Carrara a cavare il marmo. Là dove andò il frate molto volentieri per
    tirare innanzi con quella occasione la detta sepoltura del Sanazaro, e
    particolarmente una storia di figure di mezzo rilievo. Standosi dunque
    il frate a Carrara, il cardinale Doria scrisse di Genova al cardinal
20   Cibo, che si trovava a Carrara, che non avendo mai finita il Bandi-
    nello la statua del principe Doria, e non avendola a finire altrimenti,
    che procacciasse di fargli avere qualche valentuomo scultore che la
    facesse, perciò che avea cura di sollecitare quell'opera. La quale let-
    tera avendo ricevuta Cibo, che molto innanzi avea cognizione del
25   frate, fece ogni opera di mandarlo a Genova; ma egli disse sempre
    non potere e non volere in niun modo servire Sua Signoria reveren-
    dissima, se prima non sodisfaceva all'obligo e promessa che aveva
    col duca Cosimo.
    Avendo, mentre che queste cose si trattavano, tirata molto innanzi
30   la sepoltura del Sanazaro et abbozzato il marmo dell'Ercole, se ne
    venne con esso a Firenze, dove con molta prestezza e studio lo con-
    dusse a tal termine, che poco arebbe penato a fornirlo del tutto, se
    avesse seguitato di lavorarvi; ma essendo uscita una voce che il mar-
    mo a gran pezza non riusciva opera perfetta come il modello, e che
35   il frate era per averne difficultà a rimettere insieme le gambe dell'Er-
    cole, che non riscontravano col torso, messer Pierfrancesco Riccio
    maiordomo, che pagava la provisione al frate, cominciò, lasciandosi
    troppo più volgere di quello che doverebbe un uomo grave,
    ad andare molto ratenuto a pagargliela, credendo troppo al Bandi-
40   nello, che con ogni sforzo pontava contro a colui, per vendicarsi dell'ingiuria
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