Volume 5

Edizione Giuntina
    alla quale Ulisse tuffava il padre per farlo ringiovanire: le quali
    due figure erano capponi lessi che avevano forma d'uomini, sì bene
    erano acconci le membra et il tutto con diverse cose tutte buone
    a mangiare. Andrea del Sarto presentò un tempio a otto facce, simile
5   a quello di San Giovanni, ma posto sopra colonne; il pavimento era
    un grandissimo piatto di gelatina con spartimenti di varii colori di
    musaico; le colonne, che parevano di porfido, erano grandi e grossi
    salsicciotti; le base e i capitegli erano di cacio parmigiano, i cornicioni
    di paste di zuccheri, e la tribuna era di quarti di marzapane; nel mez-
10   zo era posto un leggìo da coro fatto di vitella fredda, con un libro di
    lasagne che aveva le lettere e le note da cantare di granella di pepe, e
    quelli che cantavano al leggìo erano tordi cotti col becco aperto e ritti,
    con certe camiciuole a uso di cotte, fatte di rete di porco sottile; e die-
    tro a questi, per contrabasso, erano due pippioni grossi, con sei orto-
15   lani che facevano il sovrano. Spillo presentò per la sua cena un magna-
    no, il quale avea fatto d'una grande oca, o altro uccello simile, con tutti
    gl'instrumenti da potere racconciare, bisognando, il paiuolo. Dome-
    nico Puligo d'una porchetta cotta fece una fante con la rocca da filare
    allato, la quale guardava una covata di pulcini, et aveva a servire per
20   rigovernare il paiuolo. Il Robetta per conservare il paiuolo fece d'una
    testa di vitella, con acconcime d'altri untumi, un'incudine, che fu
    molto bello e buono: come anche furono gl'altri presenti, per non
    dire di tutti a uno a uno di quella cena e di molte altre che ne feciono.
    La Compagnia poi della Cazzuola, che fu simile a questa e della
25   quale fu Giovanfrancesco, ebbe principio in questo modo. Essendo
    l'anno 1512 una sera a cena, nell'orto che aveva nel Campaccio Feo
    d'Agnolo gobbo, sonatore di pifferi e persona molto piacevole, esso
    Feo, ser Bastiano Sagginati, ser Raffaello del Beccaio, ser Cecchino
    de' Profumi, Girolamo del Giocondo et il Baia, venne veduto, mentre
30   che si mangiavano le ricotte, al Baia in un canto dell'orto appresso
    alla tavola un monticello di calcina, dentrovi la cazzuola, secondo che
    il giorno inanzi l'aveva quivi lasciata un muratore. Per che preso con
    quella mestola overo cazzuola alquanto di quella calcina, la cacciò
    tutta in bocca a Feo, che da un altro aspettava a bocca aperta un gran
35   boccone di ricotta; il che vedendo la brigata, si cominciò a gridare:
    «Cazzuola, cazzuola!». Creandosi dunque per questo accidente la
    detta Compagnia, fu ordinato che in tutto gl'uomini di quella
    fussero ventiquattro: dodici di quelli che andavano, come in que'
    tempi si diceva, per la maggiore, e dodici per la minore; e che l'in-
40   segna di quella fusse una cazzuola, alla quale aggiunsero poi quelle
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