Volume 5

Edizione Giuntina
    nelle gambe in modo che ben presto altri le tirava a sé. Aveva un'aqui-
    la e un corbo che dicea infinite cose sì schiettamente, che pareva una
    persona. Attese anco alle cose di negromanzia, e mediante quella in-
    tendo che fece di strane paure ai suoi garzoni e familiari: e così viveva
5   senza pensieri. Avendo murata una stanza quasi a uso di vivaio e in
    quella tenendo molte serpi overo bisce che non potevano uscire, si
    prendeva grandissimo piacere di stare a vedere, e massimamente di
    state, i pazzi giuochi ch'elle facevano e la fierezza loro.
    Si ragunava nelle sue stanze della Sapienza una brigata di galantuo-
10   mini che si chiamavano la compagnia del Paiuolo, e non potevano
    essere più che dodici: e questi erano esso Giovanfrancesco, Andrea
    del Sarto, Spillo pittore, Domenico Puligo, il Robetta orafo, Aristotile
    da San Gallo, Francesco di Pellegrino, Niccolò Boni, Domenico Bac-
    celli, che sonava e cantava ottimamente, il Solosmeo scultore, Loren-
15   zo detto Guazzetto e Ruberto di Filippo Lippi pittore, il quale era
    loro proveditore; ciascuno de' quali dodici a certe loro cene e passa-
    tempi poteva menare quattro e non più. E l'ordine delle cene era
    questo (il che racconto volentieri, perché è quasi del tutto dismesso
    l'uso di queste Compagnie), che ciascuno si portasse alcuna cosa da
20   cena, fatta con qualche bella invenzione, la quale, giunto al luogo, pre-
    sentava al signore, che sempre era un di loro, il quale la dava a chi più
    gli piaceva, scambiando la cena d'uno con quella dell'altro. Quando
    erano poi a tavola, presentandosi l'un l'altro, ciascuno avea d'ogni
    cosa, e chi si fusse riscontrato nell'invenzione della sua cena con un
25   altro, e fatto una cosa medesima, era condennato. Una sera dunque
    che Giovanfrancesco diede da cena a questa sua Compagnia del Paiuo-
    lo, ordinò che servisse per tavola un grandissimo paiuolo fatto
    d'un tino, dentro al quale stavano tutti, e parea che fussino nell'acqua
    della caldaia: di mezzo alla quale venivono le vivande intorno intorno,
30   et il manico del paiuolo, che era alla volta, faceva bellissima lumiera
    nel mezzo, onde si vedevono tutti in viso guardando intorno. Quando
    furono adunque posti a tavola dentro al paiuolo benissimo accomo-
    dato, uscì del mezzo un albero con molti rami che mettevono innanzi
    la cena, cioè le vivande a due per piatto; e ciò fatto, tornando a basso
35   dove erano persone che sonavano, di lì a poco risurgeva di sopra e por-
    geva le seconde vivande, e dopo le terze, e così di mano in mano, men-
    tre attorno erano serventi che mescevano preziosissimi vini. La quale
    invenzione del paiuolo, che con tele e pitture era accomodato benissi-
    mo, fu molto lodata da quegl'uomini della Compagnia. In questa
40   tornata, il presente del Rustico fu una caldaia fatta di pasticcio, dentro
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