Volume 5

Edizione Giuntina
    più volte d'aver consumato la sua giovanezza et i migliori anni in
    Ferrara e Bologna e non in Roma o altro luogo, dove averebbe fatto
    senza dubbio molto maggiore acquisto. Fece anco non piccol danno
    a Girolamo nelle cose dell'arte l'avere atteso troppo a' suoi piaceri
5   amorosi et a sonare il liuto in quel tempo che arebbe potuto fare
    acquisto nella pittura.
    Tornato dunque a Bologna, oltre a molti altri, ritrasse messer
    Onofrio Bartolini fiorentino, che allora era in quella città a studio,
    et il quale fu poi arcivescovo di Pisa; la quale testa, che è oggi ap-
10   presso gli eredi di detto messer Noferi, è molto bella e di graziosa
    maniera. Lavorando in quel tempo a Bologna un maestro Biagio
    pittore, cominciò costui, vedendo Girolamo venire in buon credito,
    a temere che non gli passasse inanzi e gli levasse tutto il guadagno.
    Per che fatto seco amicizia con buona occasione, per ritardarlo dal-
15   l'operare, gli divenne compagno e dimestico di maniera, che co-
    minciarono a lavorare di compagnia, e così continuarono un pezzo.
    La qual cosa, come fu di danno a Girolamo nel guadagno, così gli
    fu parimente nelle cose dell'arte: perciò che seguitando le pedate di
    maestro Biagio, che lavorava di pratica e cavava ogni cosa dai disegni
20   di questo e di quello, non metteva anch'egli più alcuna diligenza
    nelle sue pitture. Ora, avendo nel monasterio di San Michele in
    Bosco fuor di Bologna un frate Antonio, monaco di quel luogo, fatto
    un San Bastiano grande quanto il vivo, a Scaricalasino in un con-
    vento del medesimo ordine di Monte Oliveto una tavola a olio,
25   et a Monte Oliveto Maggiore alcune figure in fresco nella cap-
    pella dell'orto di Santa Scolastica, voleva l'abate Ghiaccino, che
    l'aveva fatto fermare quell'anno in Bologna, che egli dipignesse la
    sagrestia nuova di quella lor chiesa. Ma frate Antonio, che non si
    sentiva da fare sì grande opera, et al quale forse non molto piaceva
30   durare tanta fatica, come bene spesso fanno certi di così fatti uomini,
    operò di maniera che quell'opera fu allogata a Girolamo et a
    maestro Biagio, i quali la dipinsero tutta a fresco, facendo negli
    spartimenti della volta alcuni putti et Angeli; e nella testa, di figure
    grandi, la storia della Trasfigurazione di Cristo, servendosi del dise-
35   gno di quella che fece in Roma a S. Pietro a Montorio Raffaello da
    Urbino; e nelle facciate feciono alcuni Santi, nei quali è pur qualche
    cosa di buono. Ma Girolamo, accortosi che lo stare in compagnia
    di maestro Biagio non faceva per lui, anzi, che era la sua espressa
    rovina, finita quell'opera disfece la compagnia e cominciò a far da sé.
40   E la prima opera che fece da sé solo fu nella chiesa di San Salvadore,
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