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per essergli colui stato amico in giovanezza; laonde Perino, che già |
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era di malanimo, venne in collera, e quasi scoperse, non se n'aveg- |
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gendo, quello che in animo aveva malignamente di fare. Per che |
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avendo il tutto raccontato Aristotile al Vasari, gli disse Giorgio che |
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non dubitasse, ma stesse di buona voglia, che non gli sarebbe fatto |
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torto. Dopo, trovandosi insieme per terminare quel negozio Perino e |
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Giorgio, cominciando Perino, come più vecchio, a dire, si diede a bia- |
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simare quella prospettiva et a dire ch'ell'era un lavoro di pochi baioc- |
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chi, e che avendo Aristotile avuto danari a buon conto, e statogli |
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pagati coloro che l'avevano aiutato, egli era più che soprapagato, |
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aggiugnendo: «S'io l'avessi avuta a far io, l'arei fatta d'altra maniera |
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e con altre storie et ornamenti che non ha fatto costui; ma il cardinal |
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toglie sempre a favorire qualcuno che gli fa poco onore». Delle quali |
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parole e altre conoscendo Giorgio che Perino voleva più tosto vendi- |
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carsi, dello sdegno che avea col cardinale, con Aristotile, che con |
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amorevole pietà far riconoscere le fatiche e la virtù d'un buono ar- |
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tefice, con dolci parole disse a Perino: «Ancor ch'io non m'intenda |
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di sì fatte opere più che tanto, avendone nondimeno vista alcuna |
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di mano di chi sa farle, mi pare che questa sia molto ben condotta |
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e degna d'essere stimata molti scudi, e non pochi, come voi dite, |
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baiocchi; e non mi pare onesto che chi sta per gli scrittoi a tirare in |
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su le carte, per poi ridurre in grand'opere, tante cose variate in pro- |
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spettiva, debba esser pagato delle fatiche della notte, e da vantaggio |
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del lavoro di molte settimane, nella maniera che si pagano le giornate |
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di coloro che non vi hanno fatica d'animo e di mane, e poca di corpo, |
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bastando imitare, senza stillarsi altrimenti il cervello come ha fatto |
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Aristotile; e quando l'aveste fatta voi, Perino, con più storie e orna- |
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menti, come dite, non l'areste forse tirata con quella grazia che ha |
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fatto Aristotile, il quale in questo genere di pittura è con molto giu- |
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dizio stato giudicato dal cardinale miglior maestro di voi. Ma con- |
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siderate che alla fine non si fa danno, giudicando male e non dirittamente, |
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ad Aristotile, ma all'arte, alla virtù e molto più al- |
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l'anima, e se vi partirete dall'onesto per alcun vostro sdegno parti- |
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colare: senzaché, chi la conosce per buona, non biasimerà l'opera, ma |
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il nostro debole giudizio, e forse la malignità e nostra cattiva natura. |
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E chi cerca di gratuirsi ad alcuno, d'aggrandire le sue cose, o vendi- |
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carsi d'alcuna ingiuria col biasimare o meno stimare di quel che |
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sono le buone opere altrui, è finalmente da Dio e dagl'uomini cono- |
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sciuto per quello che egli è, cioè per maligno, ignorante, cattivo. |
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Considerate voi, che fate tutti i lavori di Roma, quello che vi parrebbe |