Volume 5

Edizione Giuntina
    per essergli colui stato amico in giovanezza; laonde Perino, che già
    era di malanimo, venne in collera, e quasi scoperse, non se n'aveg-
    gendo, quello che in animo aveva malignamente di fare. Per che
    avendo il tutto raccontato Aristotile al Vasari, gli disse Giorgio che
5   non dubitasse, ma stesse di buona voglia, che non gli sarebbe fatto
    torto. Dopo, trovandosi insieme per terminare quel negozio Perino e
    Giorgio, cominciando Perino, come più vecchio, a dire, si diede a bia-
    simare quella prospettiva et a dire ch'ell'era un lavoro di pochi baioc-
    chi, e che avendo Aristotile avuto danari a buon conto, e statogli
10   pagati coloro che l'avevano aiutato, egli era più che soprapagato,
    aggiugnendo: «S'io l'avessi avuta a far io, l'arei fatta d'altra maniera
    e con altre storie et ornamenti che non ha fatto costui; ma il cardinal
    toglie sempre a favorire qualcuno che gli fa poco onore». Delle quali
    parole e altre conoscendo Giorgio che Perino voleva più tosto vendi-
15   carsi, dello sdegno che avea col cardinale, con Aristotile, che con
    amorevole pietà far riconoscere le fatiche e la virtù d'un buono ar-
    tefice, con dolci parole disse a Perino: «Ancor ch'io non m'intenda
    di sì fatte opere più che tanto, avendone nondimeno vista alcuna
    di mano di chi sa farle, mi pare che questa sia molto ben condotta
20   e degna d'essere stimata molti scudi, e non pochi, come voi dite,
    baiocchi; e non mi pare onesto che chi sta per gli scrittoi a tirare in
    su le carte, per poi ridurre in grand'opere, tante cose variate in pro-
    spettiva, debba esser pagato delle fatiche della notte, e da vantaggio
    del lavoro di molte settimane, nella maniera che si pagano le giornate
25   di coloro che non vi hanno fatica d'animo e di mane, e poca di corpo,
    bastando imitare, senza stillarsi altrimenti il cervello come ha fatto
    Aristotile; e quando l'aveste fatta voi, Perino, con più storie e orna-
    menti, come dite, non l'areste forse tirata con quella grazia che ha
    fatto Aristotile, il quale in questo genere di pittura è con molto giu-
30   dizio stato giudicato dal cardinale miglior maestro di voi. Ma con-
    siderate che alla fine non si fa danno, giudicando male e non dirittamente,
    ad Aristotile, ma all'arte, alla virtù e molto più al-
    l'anima, e se vi partirete dall'onesto per alcun vostro sdegno parti-
    colare: senzaché, chi la conosce per buona, non biasimerà l'opera, ma
35   il nostro debole giudizio, e forse la malignità e nostra cattiva natura.
    E chi cerca di gratuirsi ad alcuno, d'aggrandire le sue cose, o vendi-
    carsi d'alcuna ingiuria col biasimare o meno stimare di quel che
    sono le buone opere altrui, è finalmente da Dio e dagl'uomini cono-
    sciuto per quello che egli è, cioè per maligno, ignorante, cattivo.
40   Considerate voi, che fate tutti i lavori di Roma, quello che vi parrebbe
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