Volume 5

Edizione Giuntina
    di Fiorenza, fu finita eccellentemente da Carlo Portelli da Loro.
    Nella terza erano i tre superbi oratori Campani cacciati del Senato
    romano per la loro temeraria dimanda, secondo che racconta Tito
    Livio nel ventesimo libro della sua Storia, i quali in questo luogo
5   significavano tre cardinali venuti invano al duca Cosimo con animo
    di levarlo del governo: l'impresa era un cavallo alato, e l'arme quella
    de' Salviati e Medici. Nell'altro era la presa di Monte Murlo:
    l'impresa un assiuolo egizzio sopra la testa di Pirro, e l'arme quella
    di casa Sforza e Medici; nella quale storia, che fu dipinta da Antonio
10   di Donnino, pittore fiero nelle movenze, si vedeva nel lontano una
    scaramuccia di cavalli tanto bella, che quel quadro, di mano di per-
    sona riputata debole, riuscì molto migliore che l'opere d'alcuni al-
    tri che erano valentuomini solamente in openione. Nell'altro si ve-
    deva il duca Cosimo essere investito dalla Maestà Cesarea di tutte
15   l'insegne et imprese ducali: l'impresa era una pica con foglie d'alloro
    in bocca, e nel fregio era l'arme de' Medici e di Tolledo; e questa
    era di mano di Battista Franco viniziano. Nell'ultimo di tutti questi
    quadri erano le nozze del medesimo duca Cosimo fatte in Napoli:
    l'impresa erano due cornici, simbolo antico delle nozze, e nel fregio
20   era l'arme di don Petro di Tolledo viceré di Napoli; e questa, che
    era di mano del Bronzino, era fatta con tanta grazia, che superò, co-
    me la prima, tutte l'altre storie. Fu similmente ordinato dal mede-
    simo Aristotile, sopra la loggia, un fregio con altre storiette et arme,
    che fu molto lodato e piacque a Sua Eccell[enza], che di tutto il re-
25   munerò largamente. E dopo, quasi ogni anno, fece qualche scena e
    prospettiva per le comedie che si facevano per carnovale, avendo in
    quella maniera di pitture tanta pratica e aiuto dalla natura, che aveva
    disegnato volere scriverne et insegnare; ma perché la cosa gli riuscì
    più difficile che non s'aveva pensato, se ne tolse giù, e massima-
30   mente essendo poi stato da altri che governarono il palazzo fatto fare
    prospettive dal Bronzino e Francesco Salviati, come si dirà a suo
    luogo.
    Vedendo adunque Aristotile essere passati molti anni, ne' quali
    non era stato adoperato, se n'andò a Roma a trovare Antonio da
35   San Gallo suo cugino; il quale, sùbito che fu arivato, dopo averlo
    ricevuto e veduto ben volentieri, lo mise a sollecitare alcune fabriche
    con provisione di scudi X il mese; e dopo lo mandò a Castro, dove
    stette alcuni mesi, di commessione di papa Paulo Terzo, a condurre
    gran parte di quelle muraglie secondo il disegno et ordine d'Antonio.
40   E con ciò fusse che Aristotile, essendosi alevato con Antonio da piccolo
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