Volume 5

Edizione Giuntina
    Aristotile nella sua giovanezza, come hanno fatto gl'altri di casa sua,
    delle cose d'architettura, attese a misurar piante di edifizii e con
    molta diligenza alle cose di prospettiva; nel che fare gli fu di gran
    comodo un suo fratello chiamato Giovan Francesco, il quale come
5   architettore attendeva alla fabrica di S. Piero, sotto Giuliano Leni
    proveditore. Giovan Francesco dunque, avendo tirato a Roma Ari-
    stotile e servendosene a tener conti in un gran maneggio che avea di
    fornaci, di calcine, di lavori, pozzolane e tufi, che gl'apportavano
    grandissimo guadagno, si stette un tempo a quel modo Bastiano senza
10   far altro che disegnare nella cappella di Michelagnolo e andarsi trat-
    tenendo per mezzo di messer Giannozzo Pandolfini, vescovo di Troia,
    in casa di Raffaello da Urbino. Onde avendo poi Raffaello fatto al
    detto vescovo il disegno per un palazzo che volea fare in via di S.
    Gallo in Fiorenza, fu il detto Giovan Francesco mandato a metterlo
15   in opera, sì come fece, con quanta diligenza è possibile che un'opera
    così fatta si conduca. Ma l'anno 1530 essendo morto Giovan Fran-
    cesco e stato posto l'assedio intorno a Fiorenza, si rimase, come di-
    remo, imperfetta quell'opera; all'esecuzione della quale fu messo poi
    Aristotile suo fratello, che se n'era molti e molti anni innanzi tornato,
20   come si dirà, a Fiorenza, avendo sotto Giuliano Leni sopradetto
    avanzato grossa somma di danari nell'aviamento che gli aveva lasciato
    in Roma il fratello: con una parte de' quali danari comperò Aristo-
    tile, a persuasione di Luigi Alamanni e Zanobi Buondelmonti, suoi
    amicissimi, un sito di casa dietro al convento de' Servi, vicino ad
25   Andrea del Sarto, dove poi, con animo di tòr donna e riposarsi, murò
    un'assai commoda casetta.
    Tornato dunque a Fiorenza Aristotile, perché era molto inclinato
    alla prospettiva, alla quale avea atteso in Roma sotto Bramante, non
    pareva che quasi si dilettasse d'altro; ma nondimeno, oltre al fare
30   qualche ritratto di naturale, colorì a olio in due tele grandi il man-
    giare il pomo di Adamo e d'Eva [e] quando sono cacciati di
    Paradiso; il che fece secondo che avea ritratto dall'opere di Miche-
    lagnolo dipinte nella volta della Cappella di Roma. Le quali due tele
    d'Aristotile gli furono, per averle tolte di peso dal detto luogo, poco
35   lodate. Ma all'incontro gli fu ben lodato tutto quello che fece in Fio-
    renza nella venuta di papa Leone, facendo in compagnia di Fran-
    cesco Granacci un arco trionfale dirimpetto alla porta di Badia, con
    molte storie, che fu bellissimo. Parimente nelle nozze del duca Lo-
    renzo de' Medici fu di grande aiuto in tutti gl'apparati, e massima-
40   mente in alcune prospettive per comedie al Francia Bigio e Ridolfo
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