Volume 5

Edizione Giuntina
    baie, non tirava il lavoro inanzi, essendo condotto Raffaello da Urbi-
    no a Roma da Bramante architetto, e dal Papa conosciuto quanto
    gl'altri avanzasse, comandò Sua Santità che nelle dette camere non
    lavorasse più né il Perugino né Giovan Antonio, anzi che si buttasse
5   in terra ogni cosa. Ma Raffaello, che era la stessa bontà e modestia,
    lasciò in piedi tutto quello che avea fatto il Perugino, stato già suo
    maestro, e del Mattaccio non guastò se non il ripieno e le figure de'
    tondi e de' quadri, lasciando le fregiature e gl'altri ornamenti, che
    ancor sono intorno alle figure che vi fece Raffaello, le quali furono
10   la Iustizia, la Cognizione delle cose, la Poesia e la Teologia. Ma
    Agostino, che era galantuomo, senza aver rispetto alla vergogna che
    Giovan Antonio avea ricevuto, gli diede a dipignere nel suo palazzo
    di Trastevere in una sua camera principale, che risponde nella sala
    grande, la storia d'Alessandro quando va a dormire con Rosana:
15   nella quale opera, oltre all'altre figure, vi fece un buon numero d'A-
    mori, alcuni de' quali dislacciano ad Alessandro la corazza, altri gli
    traggono gli stivali overo calzari, altri gli lievano l'elmo e la veste e le
    rassettano, altri spargono fiori sopra il letto et altri fanno altri ufficii
    così fatti; e vicino al camino fece un Vulcano, il quale fabbrica saette,
20   che allora fu tenuta assai buona e lodata opera. E se il Mattaccio, il
    quale aveva di bonissimi tratti et era molto aiutato dalla natura,
    avesse atteso in quella disdetta di fortuna, come averebbe fatto ogni
    altro, agli studii, averebbe fatto grandissimo frutto. Ma egli ebbe
    sempre l'animo alle baie e lavorò a capricci, di niuna cosa maggior-
25   mente curandosi che di vestire pomposamente, portando giuboni di
    brocato, cappe tutte fregiate di tela d'oro, cuffioni ricchissimi, col-
    lane, et altre simili bagatelle e cose da buffoni e cantanbanchi: delle
    quali cose Agostino, al quale piaceva quell'umore, n'aveva il mag-
    giore spasso del mondo.
30   Venuto poi a morte Giulio Secondo e creato Leon X, al quale
    piacevano certe figure stratte e senza pensieri come era costui, n'ebbe
    il Mattaccio la maggior allegrezza del mondo, e massimamente vo-
    lendo male a Giulio, che gl'aveva fatto quella vergogna. Per
    che messosi a lavorare per farsi cognoscere al nuovo Pontefice, fece
35   in un quadro una Lucrezia Romana ignuda che si dava con un pu-
    gnale; e perché la fortuna ha cura de' matti et aiuta alcuna volta gli
    spensierati, gli venne fatto un bellissimo corpo di femina et una te-
    sta che spirava. La quale opera finita, per mezzo d'Agostin Chigii,
    che aveva stretta servitù col Papa, la donò a Sua Santità, dalla quale
40   fu fatto cavaliere e rimunerato di così bella pittura. Onde Giovan Antonio,
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