Volume 5

Edizione Giuntina
    nella corte d'Urbino facesse un altro appartamento di camere,
    quasi tutto nella facciata che è volta verso San Domenico: il quale
    finito, riuscì il più bello alloggiamento di quella corte, overo pa-
    lazzo, et il più ornato che vi sia.
5   Non molto dopo, avendolo chiesto i signori bolognesi per alcuni
    giorni al Duca, Sua Eccell[enza] lo concedette loro molto volentieri;
    et egli andato, gli servì in quello volevano di maniera che restarono
    sodisfattissimi et a lui fecero infinite cortesie. Avendo poi fatto al
    Duca, che disiderava di fare un porto di mare a Pesero, un model-
10   lo bellissimo, fu portato a Vinezia in casa il conte Giovan Iacomo
    Leonardi, allora ambasciadore in quel luogo del Duca, acciò fusse
    veduto da molti della professione, che si riducevano spesso con altri
    begl'ingegni a disputare e far discorsi sopra diverse cose in casa il
    detto conte, che fu veramente uomo rarissimo. Quivi dunque essen-
15   do veduto il detto modello et uditi i bei discorsi del Genga, fu da tutti
    senza contrasto tenuto il modello artifizioso e bello, et il maestro
    che l'aveva fatto di rarissimo ingegno. Ma tornato a Pesero, non fu
    messo il modello altrimenti in opera, perché nuove occasioni di
    molta importanza levarono quel pensiero al Duca. Fece in quel
20   tempo il Genga il disegno della chiesa di Monte l'Abbate e quello
    della chiesa di S. Piero in Mondavio, che fu condotta a fine da don
    Pier Antonio Genga in modo che, per cosa piccola, non credo si possa
    veder meglio. Fatte queste cose, non passò molto che essendo creato
    papa Giulio Terzo, e da lui fatto il duca d'Urbino capitan generale di
25   Santa Chiesa, andò Sua Eccell[enza] a Roma e con essa il Genga;
    dove volendo Sua Santità fortificar Borgo, fece il Genga a richiesta del
    Duca alcuni disegni bellissimi, che con altri assai sono appresso di
    Sua Eccell[enza] in Urbino. Per le quali cose divolgandosi la fama
    di Bartolomeo, i Genovesi, mentre che egli dimorava col Duca in
30   Roma, glielo chiesero per servirsene in alcune loro fortificazioni; ma
    il Duca non lo volle mai concedere loro né allora né altra volta che di
    nuovo ne lo ricercarono, essendo tornato a Urbino.
    All'ultimo, essendo vicino il termine di sua vita, furono mandati a
    Pesero dal Gran Mastro di Rodi due cavalieri della loro religione
35   ierosolimitana a pregare Sua Eccellenza che volesse concedere loro
    Bartolomeo, acciò lo potessero condurre nell'isola di Malta, nella
    quale volevano fare non pure fortificazioni grandissime per potere
    difendersi da' Turchi, ma anche due città, per ridurre molti vil-
    laggi che vi erano in uno o due luoghi. Onde il Duca, il quale non
40   avevano in due mesi potuto piegare i detti cavalieri a voler compiacere
- pagina 354 -
pagina precedentepagina successiva